@LucianoMurgia
Riaprire
la pagina di Appunti di Sport, nei giorni in cui lo sport ti sembra
un mondo lontanissimo da quello che sognavi, una volta, anche se nel
tempo hai imparato che non è un mondo migliore di quello che lo
circonda. E in esso convivono le stesse sporcizie, le stesse invidie,
le stesse cattiverie. Moltiplicate per dieci, per cento, per mille.
Proprio perché è un mondo che sognavi diverso, migliore, una
campana di vetro che ti tenesse al ripari.
Romanticismo
inutile, perché nel mondo dello sport è in corso una rivolta contro
il Cavaliere solitario della lotta alla sporcizia, alla bruttura,
alla cattiveria di chi ha sempre pensato che una medaglia avrebbe
sanato tutto.
Sono
sere trascorse leggendo un libro che dovrebbe essere sul comodino di
ogni vero sportivo, un volume che il professor Sandro Donati, il
Cavaliere solitario, se volete il Don Chisciotte che si batte contro
i mulini a vento che fanno girare al contrario il mondo dello sport,
quello fresco, pulito che è nei sogni di noi innamorati della
bellezza del gesto atletico, nell'esaltazione del Citius, Altius,
Fortius, il motto olimpico che rimanda al barone Pierre De Coubertin:
più veloce, più in alto, più forte, ma senza barare, perché –
diceva il barone, inventore dei Giochi Olimpici moderni -
“l'importante non è vincere, ma partecipare”.
Lo
ripetevano tutti, anche quelli che organizzavano, in Italia, il
doping di Stato, non diverso da quello della Ddr (ex Germania Est) e
dell'Urss, e baravano in un mondiale per fare vincere una medaglia a
un saltatore in lungo italiano, il bravissimo riminese Giovanni
Evangelisti, all'oscuro di tutto.
Chi
denunciò il fatto? Il professor Sandro Donati, tecnico azzurro.
L'uomo, l'allenatore che aveva denunciato Ben Johnson un anno prima
che venisse trovato positivo dopo la medaglia d'oro vinta nei 100
metri all'Olimpiade di Seul. Il professore che aveva lottato contro
l'emotrasfusione che aveva portato decine di sportivi italiani a
vincere Mondiali nel ciclismo e nello sci di fondo. Atleti che oggi
pontificano in ambito internazionale. La Banda Bassotti che esalta le
misure di sicurezza contro i furti.
La
battaglia di una vita osteggiata da giornalisti famosi, aiutata da
altri giornalisti che, come il professore, sognavano e sognano uno
sport pulito, migliore.
“Lo
sport del doping. Chi lo subisce, chi lo combatte”, edizioni Gruppo
Abele. Se amate lo sport, leggetelo. E magari recuperate, in
internet, “Campioni senza valore”, il precedente libro di Sandro
Donati, che ha un titolo che spiega da solo i contenuti.
Il
professor Sandro Donati ha deciso, un anno fa, di allenare un
“campione senza valore”, un atleta che aveva perso il rispetto di
se stesso e degli altri, dopandosi. Dopo avere vinto l'Olimpiade
2008, nella massacrante 50 km di marcia, Alex Schwazer era diventato
preda dei demoni, cancellando un pochi giorni il bello dello sport
che aveva esaltato sulle strade del mondo.
Due
opposti estremismi – Donati e Schwazer – si sono trovati insieme
per vincere la più grande scommessa che lo sport può proporre:
dimostrare che dopo 4 anni di squalifica un atleta può ritornare al
vertice senza aiuti, con un percorso privo di scorciatoie. Potete
immaginare la risposta di chi, quando Donati combatteva il doping, lo
detestava, ne scriveva peste e corna, evitando di porsi i legittimo
dubbi che dovrebbero accompagnare la quotidianità di un giornalista
che non sia spugna, che non viva di veline, di informazioni “amiche”,
che non sia al soldo del potente di turno.
Oggi
il mondo si è rovesciato: Donati e il suo atleta pulito, sottoposto
a decine di controlli, anche all'alba, testato da luminari della
lotta al doping, sono accusati di avere barato con un test che il
primo gennaio era negativo e 5 mesi dopo ha dato altro esito,
evidenziando la presenza di testosterone. Ora l'atleta può essere
fatto passare per un diavolo, ma mettere in dubbio il professor
Donati, la sua carriera, la sua storia, la sua vita è quanto di più
abominevole possa esserci. Ma non potete immaginare i festeggiamenti,
i brindisi, dopo le cene per contrastare il ritorno alle gare di
Schwazer, le risate alle spalle del professor Donati.
Come
si fa, allora, a scrivere di sport avendo sul comodino il libro del
professore e nella mente il dolore per un accadimento che era temuto,
quasi atteso dal gruppo di persone straordinarie che hanno lavorato
per il recupero, prima umano poi sportivo, di Alex Schwazer.
Lo
confesso: ho un senso di nausea a occuparmi di sport, che pure è la
mia passione quotidiana, il mio piacere, la mia adrenalina.
Però...
c'è sempre un però.
Stamattina
sono tornato al PalaSnoopy, casa della pallavolo femminile. Ci sono
tornato dopo avere pensato che non sarei riuscito a varcarne la
porta, bloccato da un sentimento che mi spinge a rifiutare lo
“sport”, lasciando lo spazio solo alla pratica sportiva.
Camminavo,
stamattina presto, lungo la pista ciclabile che porta a Fosso Sejore,
e riflettevo sul comunicato inviato dal Volley Pesaro che annunciava
la presentazione di due nuove giocatrici. Che ci vado a fare? Mi
chiedevo. Cosa chiedo? cosa dico? Soprattutto cosa scrivo. Poi ho
aperto le pagine di Appunti di Sport, chiuse da 50 giorni, e ho letto
due articoli: il primo – 30 aprile – dedicato alla myCicero
Volley Pesaro, alla stagione appena finita nella semifinale playoff e
raccontavo la serata organizzata dai Balusch per festeggiare le
splendide ragazze allenate da Matteo Bertini.
Nel
secondo – 9 maggio – il ritorno alle gare e alla vittoria di Alex
Schwazer. Leggendolo, ho pianto. E mi sono detto che quando hai la
fortuna di seguire la pallavolo femminile, uno sport bellissimo, di
vivere un ambiente – quello pesarese - che è lontano mille miglia
dalle brutture che ti angosciano, bisogna solo ringraziare di avere
questi compagni e compagne di viaggio.
Ho
pensato alla sconfitta di Monza, all'infortunio di Diletta Sestini,
al ritorno a casa nel cuore della notte in un pullman in cui si
respirava amore per la propria squadra, passione unica. Mi sono
ripetuto che è una ricchezza, un patrimonio che non posso perdere,
un ambiente che voglio respirare a pieni polmoni. E sono entrato al
PalaSnoopy pensando che fuori era caldo, mentre dentro – non solo
fisicamente - era fresco. E ho ascoltato le parole di Alice e Silvia,
di Matteo, di Giorgio, di Barbara, di Carlo e dei Balusch. E in un
attimo ho ritrovato certezze che sentivo di avere perduto.
Chiedo
scusa per avervi stancato, se non arriverete in fondo sarà solo
colpa mia, ma questo non è un articolo: è il racconto del dolore e
della gioia, della pulizia che cancella le brutture.
Me
lo hanno confermato le parole di Giorgio Fanesi (foto), lo sponsor...
Sponsor è diminutivo della passione della famiglia Fanesi, della
myCicero che sarà anche la prossima stagione insieme al Volley
Pesaro, con l'augurio che ne seguano tante altre.
A
Mauro Filippini, tifoso storico, già presidente dei Balusch, che lo
ringraziava per la passione con cui ha vissuto il precedente
campionato, Giorgio Fanesi ha risposto che...
“E'
stato bello condividere con voi le trasferte. Gente come voi è la
bellezza di questo sport, siete un esempio per tutti: mai un insulto
alle avversarie... E ovunque avete raccolto grandi apprezzamenti.
Sono entrato in punta di piedi in questa storia, mi sono ritrovato a
fare il tifoso... Abbiamo vissuto insieme tante gioie, vogliamo
andare avanti e crescere. Vedo nel viso di Alessia e Silvia la stessa
bellezza che ho trovato nella società, nello staff tecnico, nei
tifosi. Vogliamo crescere con la squadra, coinvolgendo il territorio:
lo merita uno sport così bello. Non vedo l'ora che la nuova
stagione incominci”.
Ascoltando
queste parole, ho pensato che se non fossi andato al PalaSnoopy avrei
perso altra ricchezza. E non avrei conosciuto Alessia e Silvia.
Alice (foto) è Alice Degradi, pavese di 20 anni, che ho seguito fin da quando
rimasi sorpreso nel vedere all'opera una ragazzina che a 15 anni (11
dicembre 2011) scendeva in campo sul taraflex di Campanara, senza
alcun timore riverenziale per Ferretti e Ortolani che già avevano
fatto la storia del volley italiano.
Ora
Alice è qui, avendo rinunciato alla serie A1, dove giocava dalla
stagione 2010/11. Ha scelto il numero 2, che la passata stagione era
di Martina Bordignon e in precedenza di Valentina Salvia, il capitano
del ritorno in serie A.
“Voglio
crescere ancora, assumendomi le mie responsabilità. Pesaro mi dà
una grande opportunità. Prima di firmare, abbiamo parlato tanto con
l'allenatore e la presidente Barbara Rossi e ogni volta ero più
convinta della bontà della scelta. Arrivo in una società ambiziosa
e allo stesso tempo umile. Conosco bene Alessia Ghilardi (che prima
di venire a Pesaro si è allenata a lungo con l'Unendo Yamamay, ex
squadra di Alice; ndr). Le ho mandato un messaggio d'auguri per il
matrimonio, mi ha risposto: “Alice, muoviti!”, sollecitando la
mia firma. Inoltre so che qui si sta molto bene e le ragazze formano
un bellissimo gruppo. Le mie caratteristiche? Amo la battuta e
ovviamente l'attacco, sia su palla spinta che alta. E mi piace tanto
impegnarmi sia in ricezione sia in difesa. Sono qui per migliorare,
soprattutto nel muro, e mettere i miei fondamentali al servizio della
squadra”.
Silvia (foto) è Silvia Bussoli, un passato in A2 a Reggio Emilia, 22 anni,
modenese di Pavullo nel Frignano, che arriva dalla Coveme San
Lazzaro, in serie B1, dopo avere giocato a Pinerolo, dove è andata
Martina Bordignon (tanti auguri!). .
“Arrivo
da stagioni di alti e bassi e questo ritorno in A2 rappresenta un
salto importante. E' un campionato che mi piace molto. Giocarlo con
Pesaro è una grande opportunità. L'idea mi è piaciuta tanto e ci
siamo messi d'accordo subito. La storia racconta meglio di ogni
parola dove sono arrivata: del Volley Pesaro ho sentito parlare solo
bene da chiunque abbia giocato qui. La mia peculiarità è la grinta,
non mollo mai. Spero di portarne tanta anche qui. Ho chiesto di
giocare con la maglia numero 8... (era di Joelle M'Bra; ndr)”.
La
myCicero ha sistemato i posti 4, per la soddisfazione di Matteo
Bertini.
“Alice
e Silvia sono molto valide tecnicamente, equilibrate nei due
fondamentali di attacco e ricezione. L'ingaggio di Silvia è stato il
più veloce della storia della pallavolo. Con Alice abbiamo parlato
di più, ma quello che conta è sia qui. Nella nostra scelta è stata
determinante la loro grandissima voglia di mettersi in discussione,
l'entusiasmo per la proposta di Pesaro. Entrambe hanno grandi margini
di miglioramento. Nelle nostre scelte non guardiamo la carta
d'identità e neppure la nazionalità. Ci interessa soprattutto la
voglia di lavorare, la fiducia che le ragazze hanno in noi, come pure
quella che noi abbiamo in loro. E' vero, però, che con le giovani si
può fare un percorso tecnico importante”.
Dopo
la semifinale per la promozione in A1, la myCicero Volley Pesaro ha
tanta voglia di alzare l'asticella...
“Abbiamo
in eredità una pallavolo ben giocata ed eccellenti risultati, ma
vogliamo fare meglio – spiega l'allenatore marottese, che è stato
inseguito da altre importanti realtà – e stiamo lavorando per
costruire una squadra in grado di lottare per il traguardo che ci
siamo proposti, consapevoli che la differenza la fa il lavoro
quotidiano in palestra. Discorso valido anche per le più
esperte...”. Come racconta la storia della precedente stagione.
Quando
completerete il roster?
“Al
momento abbiamo 6 giocatrici...” risponde ancora Bertini. Di Iulio,
Mastrodicasa, Ghilardi, Santini, Degradi e Bussoli. Altre ne
arriveranno presto e saranno nomi importanti.
Le
ultime arrivate in casa myCicero condividono gli obiettivi della
società: “Conta mettersi al servizio della squadra – sottolinea
Alice -. Chi pensa solo a se stessa, si fa male da sola e fa male
alla squadra. Come ha detto Matteo, vogliamo fare meglio dello scorso
campionato...”.
“Io
sono scaramantica – replica Silvia -, ma gli obiettivi sono chiari
e faremo di tutto per raggiungerli”.
Non
solo Pesaro: anche altre realtà si stanno muovendo molto bene.
“Credo
che Caserta, Filottrano, Trento, Chieri, ma anche Olbia, saranno
protagoniste del campionato di serie A2”, commenta il tecnico.
Barbara
Rossi, presidente appassionata, ha ceduto il palcoscenico alle
ragazze, all'allenatore e allo sponsor, ma non poteva esimersi da un
pensiero su Alessia e Silvia...
“Nelle
nostre scelte sono fondamentali carattere e personalità, ma
soprattutto la voglia di portare qualità umane nella squadra e nella
società. Volete sapere anche da me il nostro obiettivo e io vi
rispondo così: non amiamo voltarci indietro a ricordare i fasti del
passato, ci interessa il futuro. Puntiamo all'eccellenza, senza
raggiungerla, per avere sempre margini di miglioramento”.
Il
piacere di avere partecipato alla conferenza stampa è anche nelle
parole di Carlo Campanari, una vita nello sport, componente del
consiglio direttivo.
“Prima
di tutto ringrazio al famiglia Fanesi che si è innamorata della
pallavolo e ha una passione unica. Io sono felice di fare parte di un
ambiente sportivo così unito, pulito e fresco. E ringrazio i due
co-presidente Barbara Rossi e Giancarlo Sorbini che mi hanno
costretto a entrare in società”.
Il
saluto finale è di Giada Biagioli, presidente dei Balusch (nella foto con Matteo Bertini, Alice e Silvia), tifosi
unici, imitabili.
“Siamo
felicissimi di avere conosciuto Alice e Silvia, di toccare con mano
il loro entusiasmo e non vediamo ora di vivere insieme una stagione
ricca di soddisfazioni”.
La
stagione sulla sabbia, anche Pesaro protagonista
Prima
della nuova stagione di A2, il Volley Pesaro parteciperà al 3 x4
sulla sabbia. Allenate da Luca Nico, confermato nel suo fondamentale
incarico nella squadra di A2, si esibiranno sulle spiagge
dell'Adriatico (Cervia, 9-10 luglio, Coppa Italia. Riccione, 16-17
luglio, All Star Game. Pescara, 23-24 luglio, Supercoppa italiana.
Lignano Sabbiadoro, 30-31 luglio, assegnazione dello scudetto)
Isabella Di Iulio, Martina Bordignon, Caterina Gioia, ma anche Alice
Degradi; libero Simona Minervini. Almeno a una tappa parteciperà
anche Joelle M'Bra.
Con
Pesaro, giocheranno sulla sabbia Casalmaggiore, Bergamo, Scandicci,
Soverato e Caserta.
Tutte le fotografie sono di Eleonora Ioele
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