sabato 25 giugno 2016

MYCICERO, PRESENTATE BUSSOLI E DEGRADI



Il Volley Pesaro restituisce il piacere di amare lo sport

@LucianoMurgia

Riaprire la pagina di Appunti di Sport, nei giorni in cui lo sport ti sembra un mondo lontanissimo da quello che sognavi, una volta, anche se nel tempo hai imparato che non è un mondo migliore di quello che lo circonda. E in esso convivono le stesse sporcizie, le stesse invidie, le stesse cattiverie. Moltiplicate per dieci, per cento, per mille. Proprio perché è un mondo che sognavi diverso, migliore, una campana di vetro che ti tenesse al ripari.
Romanticismo inutile, perché nel mondo dello sport è in corso una rivolta contro il Cavaliere solitario della lotta alla sporcizia, alla bruttura, alla cattiveria di chi ha sempre pensato che una medaglia avrebbe sanato tutto.
Sono sere trascorse leggendo un libro che dovrebbe essere sul comodino di ogni vero sportivo, un volume che il professor Sandro Donati, il Cavaliere solitario, se volete il Don Chisciotte che si batte contro i mulini a vento che fanno girare al contrario il mondo dello sport, quello fresco, pulito che è nei sogni di noi innamorati della bellezza del gesto atletico, nell'esaltazione del Citius, Altius, Fortius, il motto olimpico che rimanda al barone Pierre De Coubertin: più veloce, più in alto, più forte, ma senza barare, perché – diceva il barone, inventore dei Giochi Olimpici moderni - “l'importante non è vincere, ma partecipare”.
Lo ripetevano tutti, anche quelli che organizzavano, in Italia, il doping di Stato, non diverso da quello della Ddr (ex Germania Est) e dell'Urss, e baravano in un mondiale per fare vincere una medaglia a un saltatore in lungo italiano, il bravissimo riminese Giovanni Evangelisti, all'oscuro di tutto.
Chi denunciò il fatto? Il professor Sandro Donati, tecnico azzurro. L'uomo, l'allenatore che aveva denunciato Ben Johnson un anno prima che venisse trovato positivo dopo la medaglia d'oro vinta nei 100 metri all'Olimpiade di Seul. Il professore che aveva lottato contro l'emotrasfusione che aveva portato decine di sportivi italiani a vincere Mondiali nel ciclismo e nello sci di fondo. Atleti che oggi pontificano in ambito internazionale. La Banda Bassotti che esalta le misure di sicurezza contro i furti.
La battaglia di una vita osteggiata da giornalisti famosi, aiutata da altri giornalisti che, come il professore, sognavano e sognano uno sport pulito, migliore.
Lo sport del doping. Chi lo subisce, chi lo combatte”, edizioni Gruppo Abele. Se amate lo sport, leggetelo. E magari recuperate, in internet, “Campioni senza valore”, il precedente libro di Sandro Donati, che ha un titolo che spiega da solo i contenuti.

Il professor Sandro Donati ha deciso, un anno fa, di allenare un “campione senza valore”, un atleta che aveva perso il rispetto di se stesso e degli altri, dopandosi. Dopo avere vinto l'Olimpiade 2008, nella massacrante 50 km di marcia, Alex Schwazer era diventato preda dei demoni, cancellando un pochi giorni il bello dello sport che aveva esaltato sulle strade del mondo.

Due opposti estremismi – Donati e Schwazer – si sono trovati insieme per vincere la più grande scommessa che lo sport può proporre: dimostrare che dopo 4 anni di squalifica un atleta può ritornare al vertice senza aiuti, con un percorso privo di scorciatoie. Potete immaginare la risposta di chi, quando Donati combatteva il doping, lo detestava, ne scriveva peste e corna, evitando di porsi i legittimo dubbi che dovrebbero accompagnare la quotidianità di un giornalista che non sia spugna, che non viva di veline, di informazioni “amiche”, che non sia al soldo del potente di turno.

Oggi il mondo si è rovesciato: Donati e il suo atleta pulito, sottoposto a decine di controlli, anche all'alba, testato da luminari della lotta al doping, sono accusati di avere barato con un test che il primo gennaio era negativo e 5 mesi dopo ha dato altro esito, evidenziando la presenza di testosterone. Ora l'atleta può essere fatto passare per un diavolo, ma mettere in dubbio il professor Donati, la sua carriera, la sua storia, la sua vita è quanto di più abominevole possa esserci. Ma non potete immaginare i festeggiamenti, i brindisi, dopo le cene per contrastare il ritorno alle gare di Schwazer, le risate alle spalle del professor Donati.

Come si fa, allora, a scrivere di sport avendo sul comodino il libro del professore e nella mente il dolore per un accadimento che era temuto, quasi atteso dal gruppo di persone straordinarie che hanno lavorato per il recupero, prima umano poi sportivo, di Alex Schwazer.

Lo confesso: ho un senso di nausea a occuparmi di sport, che pure è la mia passione quotidiana, il mio piacere, la mia adrenalina.

Però... c'è sempre un però.

Stamattina sono tornato al PalaSnoopy, casa della pallavolo femminile. Ci sono tornato dopo avere pensato che non sarei riuscito a varcarne la porta, bloccato da un sentimento che mi spinge a rifiutare lo “sport”, lasciando lo spazio solo alla pratica sportiva.

Camminavo, stamattina presto, lungo la pista ciclabile che porta a Fosso Sejore, e riflettevo sul comunicato inviato dal Volley Pesaro che annunciava la presentazione di due nuove giocatrici. Che ci vado a fare? Mi chiedevo. Cosa chiedo? cosa dico? Soprattutto cosa scrivo. Poi ho aperto le pagine di Appunti di Sport, chiuse da 50 giorni, e ho letto due articoli: il primo – 30 aprile – dedicato alla myCicero Volley Pesaro, alla stagione appena finita nella semifinale playoff e raccontavo la serata organizzata dai Balusch per festeggiare le splendide ragazze allenate da Matteo Bertini.

Nel secondo – 9 maggio – il ritorno alle gare e alla vittoria di Alex Schwazer. Leggendolo, ho pianto. E mi sono detto che quando hai la fortuna di seguire la pallavolo femminile, uno sport bellissimo, di vivere un ambiente – quello pesarese - che è lontano mille miglia dalle brutture che ti angosciano, bisogna solo ringraziare di avere questi compagni e compagne di viaggio.

Ho pensato alla sconfitta di Monza, all'infortunio di Diletta Sestini, al ritorno a casa nel cuore della notte in un pullman in cui si respirava amore per la propria squadra, passione unica. Mi sono ripetuto che è una ricchezza, un patrimonio che non posso perdere, un ambiente che voglio respirare a pieni polmoni. E sono entrato al PalaSnoopy pensando che fuori era caldo, mentre dentro – non solo fisicamente - era fresco. E ho ascoltato le parole di Alice e Silvia, di Matteo, di Giorgio, di Barbara, di Carlo e dei Balusch. E in un attimo ho ritrovato certezze che sentivo di avere perduto.

Chiedo scusa per avervi stancato, se non arriverete in fondo sarà solo colpa mia, ma questo non è un articolo: è il racconto del dolore e della gioia, della pulizia che cancella le brutture.

Me lo hanno confermato le parole di Giorgio Fanesi (foto), lo sponsor... Sponsor è diminutivo della passione della famiglia Fanesi, della myCicero che sarà anche la prossima stagione insieme al Volley Pesaro, con l'augurio che ne seguano tante altre.

A Mauro Filippini, tifoso storico, già presidente dei Balusch, che lo ringraziava per la passione con cui ha vissuto il precedente campionato, Giorgio Fanesi ha risposto che...
E' stato bello condividere con voi le trasferte. Gente come voi è la bellezza di questo sport, siete un esempio per tutti: mai un insulto alle avversarie... E ovunque avete raccolto grandi apprezzamenti. Sono entrato in punta di piedi in questa storia, mi sono ritrovato a fare il tifoso... Abbiamo vissuto insieme tante gioie, vogliamo andare avanti e crescere. Vedo nel viso di Alessia e Silvia la stessa bellezza che ho trovato nella società, nello staff tecnico, nei tifosi. Vogliamo crescere con la squadra, coinvolgendo il territorio: lo merita uno sport così bello. Non vedo l'ora che la nuova stagione incominci”.

Ascoltando queste parole, ho pensato che se non fossi andato al PalaSnoopy avrei perso altra ricchezza. E non avrei conosciuto Alessia e Silvia.

Alice (foto) è Alice Degradi, pavese di 20 anni, che ho seguito fin da quando rimasi sorpreso nel vedere all'opera una ragazzina che a 15 anni (11 dicembre 2011) scendeva in campo sul taraflex di Campanara, senza alcun timore riverenziale per Ferretti e Ortolani che già avevano fatto la storia del volley italiano.

Ora Alice è qui, avendo rinunciato alla serie A1, dove giocava dalla stagione 2010/11. Ha scelto il numero 2, che la passata stagione era di Martina Bordignon e in precedenza di Valentina Salvia, il capitano del ritorno in serie A.
Voglio crescere ancora, assumendomi le mie responsabilità. Pesaro mi dà una grande opportunità. Prima di firmare, abbiamo parlato tanto con l'allenatore e la presidente Barbara Rossi e ogni volta ero più convinta della bontà della scelta. Arrivo in una società ambiziosa e allo stesso tempo umile. Conosco bene Alessia Ghilardi (che prima di venire a Pesaro si è allenata a lungo con l'Unendo Yamamay, ex squadra di Alice; ndr). Le ho mandato un messaggio d'auguri per il matrimonio, mi ha risposto: “Alice, muoviti!”, sollecitando la mia firma. Inoltre so che qui si sta molto bene e le ragazze formano un bellissimo gruppo. Le mie caratteristiche? Amo la battuta e ovviamente l'attacco, sia su palla spinta che alta. E mi piace tanto impegnarmi sia in ricezione sia in difesa. Sono qui per migliorare, soprattutto nel muro, e mettere i miei fondamentali al servizio della squadra”.

Silvia (foto) è Silvia Bussoli, un passato in A2 a Reggio Emilia, 22 anni, modenese di Pavullo nel Frignano, che arriva dalla Coveme San Lazzaro, in serie B1, dopo avere giocato a Pinerolo, dove è andata Martina Bordignon (tanti auguri!). .
Arrivo da stagioni di alti e bassi e questo ritorno in A2 rappresenta un salto importante. E' un campionato che mi piace molto. Giocarlo con Pesaro è una grande opportunità. L'idea mi è piaciuta tanto e ci siamo messi d'accordo subito. La storia racconta meglio di ogni parola dove sono arrivata: del Volley Pesaro ho sentito parlare solo bene da chiunque abbia giocato qui. La mia peculiarità è la grinta, non mollo mai. Spero di portarne tanta anche qui. Ho chiesto di giocare con la maglia numero 8... (era di Joelle M'Bra; ndr)”.

La myCicero ha sistemato i posti 4, per la soddisfazione di Matteo Bertini.
Alice e Silvia sono molto valide tecnicamente, equilibrate nei due fondamentali di attacco e ricezione. L'ingaggio di Silvia è stato il più veloce della storia della pallavolo. Con Alice abbiamo parlato di più, ma quello che conta è sia qui. Nella nostra scelta è stata determinante la loro grandissima voglia di mettersi in discussione, l'entusiasmo per la proposta di Pesaro. Entrambe hanno grandi margini di miglioramento. Nelle nostre scelte non guardiamo la carta d'identità e neppure la nazionalità. Ci interessa soprattutto la voglia di lavorare, la fiducia che le ragazze hanno in noi, come pure quella che noi abbiamo in loro. E' vero, però, che con le giovani si può fare un percorso tecnico importante”.

Dopo la semifinale per la promozione in A1, la myCicero Volley Pesaro ha tanta voglia di alzare l'asticella...
Abbiamo in eredità una pallavolo ben giocata ed eccellenti risultati, ma vogliamo fare meglio – spiega l'allenatore marottese, che è stato inseguito da altre importanti realtà – e stiamo lavorando per costruire una squadra in grado di lottare per il traguardo che ci siamo proposti, consapevoli che la differenza la fa il lavoro quotidiano in palestra. Discorso valido anche per le più esperte...”. Come racconta la storia della precedente stagione.

Quando completerete il roster?
Al momento abbiamo 6 giocatrici...” risponde ancora Bertini. Di Iulio, Mastrodicasa, Ghilardi, Santini, Degradi e Bussoli. Altre ne arriveranno presto e saranno nomi importanti.

Le ultime arrivate in casa myCicero condividono gli obiettivi della società: “Conta mettersi al servizio della squadra – sottolinea Alice -. Chi pensa solo a se stessa, si fa male da sola e fa male alla squadra. Come ha detto Matteo, vogliamo fare meglio dello scorso campionato...”.
Io sono scaramantica – replica Silvia -, ma gli obiettivi sono chiari e faremo di tutto per raggiungerli”.

Non solo Pesaro: anche altre realtà si stanno muovendo molto bene.
Credo che Caserta, Filottrano, Trento, Chieri, ma anche Olbia, saranno protagoniste del campionato di serie A2”, commenta il tecnico.

Barbara Rossi, presidente appassionata, ha ceduto il palcoscenico alle ragazze, all'allenatore e allo sponsor, ma non poteva esimersi da un pensiero su Alessia e Silvia...
Nelle nostre scelte sono fondamentali carattere e personalità, ma soprattutto la voglia di portare qualità umane nella squadra e nella società. Volete sapere anche da me il nostro obiettivo e io vi rispondo così: non amiamo voltarci indietro a ricordare i fasti del passato, ci interessa il futuro. Puntiamo all'eccellenza, senza raggiungerla, per avere sempre margini di miglioramento”.

Il piacere di avere partecipato alla conferenza stampa è anche nelle parole di Carlo Campanari, una vita nello sport, componente del consiglio direttivo.
Prima di tutto ringrazio al famiglia Fanesi che si è innamorata della pallavolo e ha una passione unica. Io sono felice di fare parte di un ambiente sportivo così unito, pulito e fresco. E ringrazio i due co-presidente Barbara Rossi e Giancarlo Sorbini che mi hanno costretto a entrare in società”.

Il saluto finale è di Giada Biagioli, presidente dei Balusch (nella foto con Matteo Bertini, Alice e Silvia), tifosi unici, imitabili.
Siamo felicissimi di avere conosciuto Alice e Silvia, di toccare con mano il loro entusiasmo e non vediamo ora di vivere insieme una stagione ricca di soddisfazioni”.

La stagione sulla sabbia, anche Pesaro protagonista

Prima della nuova stagione di A2, il Volley Pesaro parteciperà al 3 x4 sulla sabbia. Allenate da Luca Nico, confermato nel suo fondamentale incarico nella squadra di A2, si esibiranno sulle spiagge dell'Adriatico (Cervia, 9-10 luglio, Coppa Italia. Riccione, 16-17 luglio, All Star Game. Pescara, 23-24 luglio, Supercoppa italiana. Lignano Sabbiadoro, 30-31 luglio, assegnazione dello scudetto) Isabella Di Iulio, Martina Bordignon, Caterina Gioia, ma anche Alice Degradi; libero Simona Minervini. Almeno a una tappa parteciperà anche Joelle M'Bra.
Con Pesaro, giocheranno sulla sabbia Casalmaggiore, Bergamo, Scandicci, Soverato e Caserta.

Tutte le fotografie sono di Eleonora Ioele

lunedì 9 maggio 2016

SCHWAZER, DAL VUOTO INTORNO AL VUOTO DIETRO


Il ritorno alle gare e alla vittoria del marciatore coinvolto in un progetto guidato dal professor Donati, uno dei più grandi nemici del doping
Alex taglia il traguardo, è primo nella 50 km di Coppa del Mondo

@LucianoMurgia
Fino a poche ore prima, attorno a lui, esclusi i familiari e gli amici veri, c'era il vuoto. Poi il vuoto l'ha fatto alle sue spalle...
Alex solo al comando, alle sue spalle il... vuoto

Una giornata così l'attendeva dall'11 agosto 2012, quando doveva marciare lungo il Mall, davanti a Buckingham Palace. Londra 2012, l'Olimpiade organizzata magistralmente da Sebastian Coe, oggi presidente della Iaaf (International Association of Athletics Federations), era il suo obiettivo. Nei Giochi Olimpici inglesi voleva ribadire la superiorità mostrata quattro anni prima, a Pechino, dove aveva vinto la medaglia d'oro nella 50 chilometri. Fu fermato per doping lunedì 6 agosto. Uno choc, un dolore immenso per chi lo aveva seguito con stima, ammirazione, affetto. Una caduta, anzi un ko da cui sembrava impossibile riprendersi/ci.

Alex Schwazer è riuscito nell'impresa.

Le lacrime di dolore spese quel lunedì 6 agosto 2012 sono diventate lacrime di gioia alle ore 12,39 e qualche secondo di domenica 8 maggio 2016, quando Alex ha vinto la Coppa del Mondo di marcia, camminando per 3 ore e 39 minuti. Se non avesse rallentato, gustandosi il trionfo nello stadio delle Terme di Caracalla, sarebbe sceso sotto i 3 e 39, che sembrava un limite impossibile per un atleta reduce da 3 anni e 9 mesi di squalifica, scaduta lo scorso 29 aprile, quindi senza gare, d'attività agonistica. Solo alcune prove, non di più, in mezzo alla strada, tra gente che cammina, pedala, va in moto o in auto.

Ci è riuscito grazie al suo talento, soprattutto al lavoro fantastico di un gruppo davvero unico, diretto dal professor Sandro Donati, il numero uno nella lotta al doping, colui che quattro anni prima l'aveva denunciato, sbarrandogli la strada verso Londra.
L'abbraccio tra Alex e il professor Donati racconta la storia meglio d'ogni parola

In questi lunghi anni, Alex aveva chiuso con l'atletica, tornando a studiare, facendo il cameriere. Poi un messaggio, un sms, inviato a Donati, fra lo scetticismo di chi, buon conoscitore del professore, credeva impossibile un sì. Invece Donati ha detto sì ed è partito un progetto osteggiato dai nemici del professore, dai moralisti di oggi che ieri chiudevano gli occhi davanti alle malefatte dell'atletica italiana, dai giustizialisti sempre pronti a perdonare se stessi, mai a concedere agli altri una seconda opportunità.

Lo confesso, sono stato favorevole all'ergastolo nello sport, agli sportivi che sprecano il loro talento dopandosi o vendendosi. Ne parlai proprio con Alex, mentre lavoravamo alla realizzazione di un libro che non è una storia, ma un invito a cambiare in meglio la propria vita, camminando.

Un giorno ho aperto gli occhi e mi sono chiesto: chi sono io per non concedere a chi sbaglia – nello sport – una seconda opportunità se la vita e la legge la concedono a chi ruba, talvolta a chi uccide?

Il discorso non riguarda Alex, perché l'amicizia vale più di una medaglia d'oro. Troppo facile dirsi amici quando si vince. Assai più difficile esserlo quando si perde. Credo di avergli dimostrato la mia amicizia a Londra, davanti a Buckingham Palace la mattina dell'11 agosto 2012, mentre era in corso la 50 chilometri. Una bandiera tricolore con la scritta Forza Alex. Una scritta che non piacque a qualche italiano presente. “Come fa a sostenere chi si dopa?” obiettò uno. “Sostengo un amico, prima che l'atleta” risposi, ricevendo in cambio ulteriore astio.
La mia solidarietà ad Alex durante la 50 km dei Giochi Olimpici di Londra 2012

La vicenda di Alex ha dato vita a una storia che tutti conoscono. Non sto a ricordarla.

Domenica mattina, in uno scenario unico, tra l'Arco di Costantino, il Colosseo e le Terme di Caracalla, ho rivissuto la storia, dalle lacrime di delusione, anzi di dolore, alla notizia del suo doping, alla gioia di averlo rivisto marciare lo scorso 4 ottobre, in una delle prove fra la gente che gli vuole bene, fra la curiosità dei tanti e l'indignazione di altrettanti.

Alcuni degli indignati, tra tifosi e giornalisti, erano lì, pronti a esultare se Alex avesse fallito l'unica prova che poteva portarlo all'Olimpiade di Rio. Per fortuna, molti di più erano lì a sostenerlo. Dopo alcuni anni ho riabbracciato con grande affetto la mamma di Alex, Maria Luisa, che prima ancora di parlare della prova che attendeva il figlio mi ha chiesto se avessi notizie su una nostra comune amica alle prese con una battaglia ben più dura e ho saputo che poco tempo fa è morta la “Signora dei canederli”, a Calice/Kalch, dove Alex mi aveva invitato a cena per gustare “i migliori canederli del Tirolo”. Maria Luisa mi ha presentato Kathrin, la fidanzata di Alex, raccontandole la mia amicizia, il nostro libro. Kathrin mi è piaciuta subito.

Ho rivisto gli amici, chi lo segue quotidianamente, giornalisti con i quali ho fatto trasferte europee al seguito della Scavolini Basket. Ho conosciuto l'avvocato Gerhard Brandstaetter, che confessava: "Ho fatto atletica e seguito mia figlia tuffatrice, ma non ho sofferto mai come per questa gara".  Soprattutto ho rivisto Giulia Mancini e Giuseppe Sorcinelli, non solo la manager e il suo compagno, veri amici che hanno vissuto giorno dopo giorno la parabola di Alex, entrambi in grande apprensione mentre il loro cane, Benito, cercava una palla da inseguire nei prati vicini.
L'avvocato Sorcinelli con la bandiera tricolore da dare ad Alex

E ho rivisto soprattutto, Alex... teso, deciso, anche cattivo, ma affettuoso: un sorriso per tutti, un cuoricino fatto con le dita e un bacio a Kathrin. Magari un rimprovero lo meriterebbe con chi gli ha disegnato sulle gambe la bandiera sbagliatatrasformata da tricolore verticale a orizzontale. Come la bandiera ungherese.
Uno scenario meraviglioso per un gesto d'amore: il cuoricino di Alex per Kathrin


E l'ho rivisto marciare come sa fare, per 3 ore e 39 minuti.

Una prestazione da applausi, che hanno messo a tacere i pochi contestatori, quelli che ostentavano la maglia con la scritta “Io non ho mai pensato di doparmi”. Avrei voluto mostrare loro una maglia con scritto: “Io non ho pensato mai di essere perfetto”.

In molti, però, continuano a pensare che Schwazer non meriti la maglia azzurra, il ritorno alle competizioni, meno che meno ai Mondiali o ai Giochi Olimpici. Ho imparato che alcuni giornalisti si sarebbero visti a cena per parlarne... Di cosa, se la legge gli concede di gareggiare, se la Fidal e il Coni erano in prima fila, domenica ad abbracciarlo a fine gara? Ci resta una domanda: l'avrebbero abbracciato se non avesse vinto? Se si fosse ritirato?

Ci resta una risposta: Alex è condannato, lo sarà sempre, nel cuore di chi si sente perfetto, magari sbaglia ma non lo dice, di chi è garantista solo con i propri familiari, con i propri amici, non con gli altri. Ma ha una consolazione, Alex: è circondato da persone che gli vogliono bene, che gli sono amiche sempre, che lo hanno aiutato a ritrovare prima se stesso, l'uomo, poi l'atleta.

Un'ultima considerazione: tra sabato e domenica, a Roma ho rivisto tante persone, amici veri o all'occorrenza, e ho incontrato straordinari personaggi che hanno fatto e fanno bene allo sport. E ho perduto il piacere di ammirare un marciatore che è sempre stato fra i miei preferiti.

Fra gli straordinari personaggi, Sebastian Coe, mio idolo di tanti anni fa, ed Erin Talcott, statunitense, la prima donna a concludere una 50 km; durante la gara le ho dedicato più applausi e incitamenti che ad Alex. Bravissima!
Tanti applausi per Erin Talcott

Chi non li riceverà più è Jared Tallent, marciatore australiano, che a fine gara ha avuto il cattivo gusto di commentare così il successo di Schwazer, che lo aveva staccato di oltre 3 minuti: “Ho la sensazione di essere finito dietro un baro, che tra l'altro ha detto di non aver gare nelle gambe, mentre a me risulta ne abbia fatte due”. Ma quando, se la squalifica è finita il 29 aprile? O due prove in mezzo alla gente possono essere considerate gare?
Tallent alla partenza, bravo con i piedi, ma con il resto...

Poco fa ho letto anche una dichiarazione di Yohann Diniz: “Questo ritorno è una brutta notizia, Schwazer è una brutta persona”. Non è vero, Alex ha sbagliato, è fatto a modo suo, ma è una bella persona.


sabato 30 aprile 2016

MYCICERO: LA STAGIONE E' FINITA, RESTA LA STORIA




I Balusch hanno festeggiato le colibrì. Una bellissima serata con l'auspicio di rivederle qui. Le parole di Alessia Arciprete valgono per tutte: “Voglio aiutare il Volley Pesaro a ritornare in serie A1”.
Saluta anche Appunti di Sport: “Grazie a tutti”

Mancano Rita e Martina, non per colpa del fotografo

@LucianoMurgia
Domenica si gioca a Monza. La finale che vede di fronte Saugella e Delta Informatica Trentino scatta alle ore 18 del Primo Maggio.
La festa sembrava appena cominciata, ma è già finita. Ed è subito nostalgia.
Epperò resta nel cuore di tutti noi una storia che non avrà mai fine, perché chi fa il bene degli altri, lo avrà indietro, moltiplicato per...
Ci mettessimo a fare di conto, il mal di testa sarebbe assicurato. Meglio evitare. Sappiate però che Appunti di Sport, quindi chi scrive, vorrebbe moltiplicarlo per l'intero mondo della myCicero Volley Pesaro: dallo sponsor, semplicemente fantastico; dai due co-presidenti a tutti i collaboratori, a chi è stato vicino al nostro impegno quotidiano e a chi neppure conosciamo, ma lavora per un bene comune: la pallavolo pesarese; da Matteo Bertini, Gigi Portavia, Luca Nico e Michele Patoia, uno staff straordinario che ha fatto un capolavoro, se è vero che tutta l'Italia del volley è rimasta incantata dal gioco delle colibrì; dalle colibrì, ovvio, una a una, in ordine alfabetico: Alessia Arciprete, Francesca Babbi, Martina Bordignon, Isabella Di Iulio, Claudia Di Marino, Giulia Gennari, Alessia Ghilardi, Rita Liliom, Joelle M'Bra, Federica Mastrodicasa, Elisa Mezzasoma, Diletta Sestini, Sara Zannini.
Qualcuno, leggendo il nome di Francesca Babbi, si sorprenderà, ma ho sempre pensato che chi non ha memoria del passato, non ha futuro. Francesca, anche se il rapporto si è concluso male, fa parte della storia, non solo perché ha contribuito alla promozione, ma anche per quello che ha fatto quando è scesa in campo, quest'anno. Sì, perché nel quarto posto finale c'è anche il suo contributo, a incominciare dal successo di Caserta. Augurandole ogni bene per il futuro, il nostro auspicio è di rivedere tutte le altre ancora a Pesaro.
Prima ancora, però, l'augurio più affettuoso va a Diletta Sestini, che nell'infortunio di mercoledì ha riportato la rottura del legamento crociato del ginocchio destro: le auguriamo che il recupero sia completo e il più veloce possibile.
Tanti auguri Diletta, anche per dovere sopportare le stampelle e Leo che canta Sapore di sale
Lo sappiamo bene che rivedere tutte le colibrì è una nostra visione romantica che fa a pugni con la cruda realtà, ma almeno fino a quando non verrà ufficializzata la fine dei singoli rapporti, lasciateci sognare di rivederle tutte, come le abbiamo viste con gioia venerdì sera, a Vini e Crostini... Era la festa di fine stagione, che a noi sembrava appena cominciata, ma è già finita.

Il bellissimo omaggio di Giorgio Fanesi ai Balusch
Federica Mastrodicasa, il capitano, con il suo Lapo e Stefano e Giada, organizzatori della bella serata

Una serata bellissima, come tutte le iniziative dei Balusch. Un applauso a un gruppo straordinario di veri sportivi, come è bellissimo l'omaggio che ha riservato loro Giorgio Fanesi, lo sponsor:
Ciao Balusch, purtroppo questa sera non riesco a venire perché ho un'altra cena di lavoro a cui non posso mancare. Mi avete regalato dei momenti veramente belli, non solo per le emozioni che abbiamo vissuto insieme seguendo le magnifiche prestazioni delle ragazze in campo, ma per l'esperienza che mi avete offerto di vivere con una tifoseria ESEMPLARE. Lo strepitoso risultato raggiunto è sicuramente anche merito vostro, la tifoseria è parte integrante di una vera squadra.
Un grande saluto a tutti e arrivederci al prossimo campionato.
Giorgio
L'arrivederci è anche il nostro. Ed è bello sia condiviso dalle ragazze, desiderose di proseguire un'avventura indimenticabile.
Sintetizziamo il loro pensiero con le parole della più giovane, di Alessia Arciprete, il cui cartellino è controllato da dall'Igor Gorgonzola Novara... Eppure lei ha un sogno:
Vorrei contribuire a riportare Pesaro in serie A1!”.
Anche Alessia, come le altre ragazze, è sul piede di partenza. Torna a casa, a Civitavecchia, ma pensa già ad allenarsi a Roma, nella sua vecchia casa pallavolistica, il Volleyrò Casal de' Pazzi.
Elisa, Martina, Giulia, Isabella e Alessia: immaginavate di vederle  così? Meglio in campo, eh
A proposito di giovani: grande protagonista venerdì sera è stata Giulia Gennari, che potrebbe avere – oltre che nella pallavolo – un futuro nel mondo delle pubbliche relazioni. In altre occasioni, avevamo assistito a cene... separate. Lei ha volto che le compagne si dividessero tra i tifosi. Brava Giulia, una grande attenzione, giusto rendertene merito. E un ringraziamento particolare va ad Alessandra e Patrizia, che hanno difeso l'onore della famiglia, sostituendo nel migliore dei modi Eleonora e Gianfranco Ioele, assediate dai partecipanti con mille richieste di fotografie.
Ovviamente, in una serata così, si è cercato di capire qualcosa sul futuro, ma ci sarà tempo – per altri – di occuparsene.
Questo è l'ultimo articolo che Appunti di Sport dedica alla myCicero Volley Pesaro 2015/16.
Da oggi in poi i pensieri di chi scrive saranno dedicati soprattutto a un obiettivo importante, inseguito da tempo: il Cammino di Santiago di Compostella, che inizierà venerdì 13 maggio, con la partenza dall'Italia. Cercherò di accontentare chi me lo ha chiesto, sperando di potervelo raccontare giorno dopo giorno.
Intanto grazie a chi ha seguito, da queste pagine, la stagione meravigliosa della myCicero, con l'augurio che la prossima sia... migliore.


giovedì 28 aprile 2016

GIORGIO FANESI, UN SIGNOR SPONSOR



In viaggio con i Balusch rivivendo le emozioni degli anni d'oro del basket con il Club Tonucci e le famiglie Scavolini
Giorgio Fanesi con sciarpa d'ordinanza, Matteo Bertini e alcuni Balusch (Foto Eleonora Ioele)

@LucianoMurgia
Si partiva da Pesaro, davanti al vecchio hangar di Viale dei Partigiani, di buon mattino. In pullman, una cinquantina di tifosi e un paio di giornalisti e le famiglie Scavolini. Il Club, poi dedicato all'indimenticabile Renato Tonucci, deus ex machina di quello che era il Club Tifosi Basket Pesaro, andava a modo suo in giro per l'Italia. Tifo e turismo, ambiente familiare e voglia di vedere il mondo... una chiesa, una piazza, un museo, non solo un palazzo dello sport.
A bordo, quasi sempre, le mogli e le fidanzate dei giocatori, soprattutto degli americani, Elvino e Valter Scavolini e signore Carla e Marisa e talvolta i figli. Elvino portava il salame e il formaggio, Valter una bottiglia di buon vino, che, dopo le vittorie importanti, diventava spumante acquistato all'autogrill.
Era piacevole andare in giro su e giù per l'Italia quando lo sport, anzi il basket, era tifo genuino, piacere di stare insieme, industriali e dipendenti uniti dallo stesso amore per la squadra del cuore, non solo del portafogli.
Lo raccontavo stamattina: ieri, ho provato sensazioni che avevo dimenticato, beh dopo trent'anni mi si conceda il beneficio della memoria che perde colpi, ma non è così, è che non le avevo provate più.
Andando e tornando da Monza, nel pullman organizzato dai Balusch, i tifosi della myCicero Volley Pesaro, ho rivissuto quelle sensazioni grazie alla presenza di Giorgio Fanesi, lo Sponsor, sì, come ho scritto già, con la S maiuscola.
Il Signor myCicero e signora hanno viaggiato con il popolo della pallavolo, da innamorati di questo sport, sostenendo fino all'ultima palla la squadra del cuore, cantando gli stessi cori, anzi sollecitandoli, insieme alla voce inconfondibile di... Luppolo. Non vi dico chi è ma è un fanese che, sta benissimo insieme a Fanesi e canta con voce possente “E noi siamo Pesaro...”.
Una passione, quella di Giorgio Fanesi, che mi ha riportato ai tempi di Elvino e Valter e Renato Tonucci e la sua banda di gente perbene.
Una passione che mi ha confermato quando, dopo la sconfitta, ha parlato – brindando – del presente e del futuro, manifestando la volontà di proseguire, anzi di raddoppiare l'impegno per fare ancora meglio la prossima stagione. Mica come quel signore, mai visto prima della trasferta gratuita con i Balusch, che, entrando in pullman, si è chiesto, ma forse ha chiesto: “Allora, chi ha fatto più schifo'”. Una frase che non appartiene ai Balusch, tanto meno a Giorgio Fanesi, come non apparteneva a Renato Tonucci, a Elvino e a Valter Scavolini, sponsor, anzi Sponsor con la S maiuscola.

P.S., che in questo caso non è la targa precedente di Pesaro: venerdì sera, alle ore 21, a Vini e Crostini, i Balusch salutano le ragazze della myCicero Volley Pesaro. Costo 20 euro (pizza, crostini e pasta). Prenotazioni entro le ore 12 al numero 3314686470.

“VOLEVAMO FARLO PER DILETTA SESTINI”



Matteo Bertini racconta cosa è passato nella mente della myCicero Volley Pesaro dopo l'infortunio della centrale toscana: “Lo volevamo per lei e perché è stata una grande stagione. Ma davanti avevamo una squadra che ha giocato una partita clamorosa”
Matteo Bertini, amareggiato per l'infortunio di Diletta (Foto Eleonora Ioele)

@LucianoMurgia
Il parcheggio di un'area di servizio lungo l'Autostrada del Sole. Buio fuori, buio soprattutto dentro. E' notte, si torna a casa portando nel cuore la domanda delle domande: come sarebbe finita se...? Non avrà risposta. Il cuore del tifoso dice che, sì, si poteva fare. La razionalità del giornalista induce a dubitare. Resta l'unica certezza: la myCicero non è riuscita a concretizzare il suo sogno (anche) perché Diletta non ha potuto dare il suo contributo di classe e grinta, la sua voglia di concorrere a conquistare un grande successo, l'ennesimo di una stagione indimenticabile.
Siamo tutti addolorati, perplessi, anzi sgomenti. Poco prima, in un altro parcheggio, quello antistante il palasport di Monza, Giorgio Fanesi, lo Sponsor (lo scrivo con la S maiuscola perché ieri, andando e tornando da Monza, mi è sembrato di tornare indietro nel tempo, a trent'anni fa, alle trasferte al seguito della Scavolini Basket... ma questa storia merita un suo spazio esclusivo, e già oggi proverò a dedicarglielo), aveva tirato su il morale di tutti, stappando una bottiglia e brindando a Diletta. Un brindisi per augurare tutto il bene del mondo alla centrale che s'accingeva a tornare a Pesaro sdraiata sui sedili in fondo al pullman, accudita da Claudio e Gabriele, i due fisioterapisti, assistita dalle compagne di squadra, dagli allenatori, dai dirigenti.

Papà Stefano, giustamente amareggiato per un post, consola i tifosi. Solo la risonanza magnetica dirà la verità sull'infortunio

Papà Stefano Sestini, che incontriamo nell'area di servizio, è incredibile. E' lui che prova a consolare i tifosi, i Balusch. Pensa positivo, Stefano, spiegando che è lo sport, che nello sport, purtroppo, accadono anche queste cose. E spiega che forse è il legamento collaterale, sperando non si tratti del crociato. Non ci sono certezze, al momento, solo timori, perché il ginocchio destro di Diletta è gonfio e non rende possibile l'esame della risonanza magnetica, l'unica che darà una risposta vera. L'unica amarezza di Stefano, che invece in Lapo, fidanzato di Federica Mastrodicasa, diventa rabbia, è un post infelice in una pagina di Facebook. Un post che dovrebbe indurre a meditare, a contare non una, ma cento, mille volte prima di scatenarsi alla tastiera.
Si torna a casa che sono quasi le 3, i 300 e più chilometri non hanno lenito il dolore. In pullman non si è parlato d'altro. Come sul taraflex di Monza subito dopo la partita.
Già, come si può giocare, più semplicemente stare in campo, quando una compagna che è stata con te per tanti mesi, che ha convissuto con i tuoi stessi allenamenti, le tue fatiche, i tuoi sacrifici, che ha condiviso le tue emozioni e provato le stesse gioie e le stesse delusioni, è sdraiata in panchina, in lacrime, con il ginocchio bloccato?
E' difficile, molto difficile... Soprattuto perché è Diletta...” commenta Matteo Bertini, che ci sembra stenti a frenare le lacrime...
Volevamo farlo per lei: lo meritava. E perché è stata una grande stagione. Le ragazze ci hanno provato, ma davanti avevamo una squadra che ha disputato una partita che definirei clamorosa. Non abbiamo niente da rimproverarci, brava Monza”.
Ci avevano detto che Valentina Zago soffre le partite senza domani, quelle che non puoi e non devi sbagliare. Alla faccia... é stata incredibile, mettendo a terra 10 punti in quel maledetto primo set che ha dato una svolta alla partita. E con lei anche a Giorgia De Stefani, decisiva nella rimonta del secondo set.
Eh sì – sottolinea l'allenatore marottese -: lei ha cambiato la storia del secondo set trovando soluzioni offensive importanti in attacco, visto che Bezarevic faceva fatica a fare punti e soffriva in ricezione. Probabilmente ha cambiato la partita, mentre noi siamo state imprecise in alcune situazioni, pagando troppa frenesia. Però – lo ribadisco – davanti avevamo una squadra che ha dimostrato sul campo perché punta alla promozione in serie A1...”.
Detto questo, il film della stagione è straordinario.
Se ad agosto qualcuno mi avesse detto che a fine aprile si sarebbe giocata gara 3 per andare in finale, affrontando la Saugella, gli avrei detto che era pazzo. Ovvio che, arrivati a questo punto, dispiace uscire così. Avevo visto le ragazze motivate, cariche, belle, anche nell'allenamento della mattina, a poche ore dalla partita . Mi è dispiaciuto soprattutto perdere 3 a 0. Forse se il secondo set fosse finito nostro favore... Lo stavamo giocando bene ed eravamo avanti 20-17. Ci hanno ripreso, guadagnando coraggio. Da lì in poi Monza non ha sbagliato più. Brava. Ma bravissime anche le mie ragazze”.
Una domanda, con una premessa: Claudia Di Marino, entrata a freddo, ogni volta che è stata chiamata in campo ha dato tanto alla squadra. Basti pensare alla partita di Coppa Italia vinta a Olbia. Però, giocando meno, i suoi sincronismi nel muro-difesa non possono essere gli stessi che propone Diletta. De Stefani è stata brava ad “accarezzare” le dita del vostro muro, trovando punti che la “prepotenza” di Bezarevic stentava a conquistare.
E' vero, però non mi sento di dire che sia stato questo il nostro problema. Claudia ha dato sempre il massimo. A Olbia andò bene e vincemmo un quarto di finale di Coppa Italia. A Monza ci ha provato, ma è evidente che entrare dalla panchina, a freddo,in una semifinale playoff, avendo giocato poco in stagione, non è facile, anche se ci si è allenati per tutto l'anno con grande passione, con impegno, come ha fatto Claudia. Lei ci ha provato, ma davanti aveva un'avversaria più forte, che ha messo in difficoltà tutte noi, non solo lei. Nessun rimprovero...”.
Per carità, come si può addebitare qualcosa a una squadra che ha regalato una stagione bellissima. Meritate solo applausi.
Ci è stato riconosciuto da tanti, non solo a Pesaro. Ci fa molto piacere. Anche per essere riusciti a portare 1.700 persone a vedere una nostra partita, malgrado la concomitanza con un grande appuntamento di basket. Che si può aggiungere per queste ragazze... lo scriva lei...”.

Il voto dell'allenatore: “10 a tutti"
La myCicero a Monza: purtroppo è l'ultima partita di una stagione favolosa (Foto Eleonora Ioele)

Ho esaurito gli aggettivi e anche facendo ricorso al dizionario dei sinonimi, avrei difficoltà...
Io mi limito a dare 10 a tutte le ragazze, al gruppo, all'impegno, ma anche alla società, agli sponsor, ai tifosi, al mio staff che ha lavorato giorno e notte per mettere la squadra nelle migliori condizioni per fare il massimo possibile...”.
Avete fatto innamorare Giorgio Fanesi, il vostro sponsor, diventato un tifoso appassionato, un vero Balusch.
E' un'altra vittoria della nostra squadra. Fare innamorare così tanto uno sponsor ci riempie d'orgoglio, della squadra, della società, ma anche di chi – come voi - ci segue con passione, venendo a vederci in allenamento. Il vostro lavoro è fondamentale perché ci date tanta visibilità, soprattutto la sensazione di essere importanti...”.
Per Appunti di Sport, lo siete sempre stati.
Abbiamo vissuto insieme una bellissima stagione... Sono emozionato...”.

Bertini allenatore dell'anno: lo sarà anche del prossimo? “Lo spero, fra noi c'è tanta complicità e vogliamo ridare a Pesaro ciò che le è stato tolto”

Torniamo razionali: Appunti di Sport sostiene da tempo che lei è l'allenatore dell'anno, non abbiamo dubbi, non è un'opinione, parlano i fatti. Domanda: sarà anche l'allenatore dell'anno prossimo?
Lo spero. Il mio contratto scade alla fine di questa stagione, però tra me e la società c'è tanta complicità; così tra me e lo sponsor, ma anche con i tifosi. C'è voglia di andare avanti con un progetto che punta a ridare a Pesaro ciò che le è stato tolto qualche stagione addietro, non per demeriti della società e della squadra. Ci proveremo con tutte le nostre forze, con tutti i nostri mezzi”.



mercoledì 27 aprile 2016

MONZA E LA SFORTUNA FERMANO LA MYCICERO



Pesaro perde Diletta Sestini (infortunio al ginocchio destro) nella fase iniziale del primo set, gioca con il cuore, ma deve arrendersi alla classe di Zago e alla sorprendente De Stefani
Diletta aiutata da Claudio Di Lorenzi e Michele Patoia (Foto Eleonora Ioele)


@LucianoMurgia

SAUGELLA MONZA - MYCICERO PESARO 3-0


MONZA: Rimoldi ne, Dall'Igna 3 (1/3; muri 2), Cardani, Devetag 9 (4/11; muri 5), Candi 6 (2/8; battute sbagliate 1; muri2), Lussana (L: ricezioni 17, errori 1, positiva 41%, perfetta 29%), Dekany 11 (8/24; bs 1; muri 3), Visintini ne, Mazzaro, Zago 20 (16/38; battute vincenti 1, bs 1; muri 3), De Stefani 8 (8/22), Montesi ne, Bezarevic 1 (1/7; bs 1). All. Delmati.

PESARO: Mastrodicasa 7 (4/11; muri 3), Bordignon 2 (2/15; bs 1. Ricezioni 3, positiva 67%), Zannini (ricezioni 7, errori 1, positiva 57%), Sestini (0/1), Ghilardi (L: ricezioni 18, positiva 72%, perfetta 39%), Di Iulio 2 (1/5; bv 1), M'Bra ne, Gennari, Arciprete 7 (6/32; bv 1, bs 1. Ricezioni 12, positiva 83%, perfetta 25%), Mezzasoma 11 (9/31; bs 1; muri 2), Liliom 9 (7/24; bs 1; muri 2. Ricezioni 30, positiva 67%, perfetta 27%), Di Marino 2 (1/5; muri 1)

ARBITRI: Maurina Sessolo di Treviso e Giuseppe Curto di Gorizia.

PARZIALI: 25-21; 25-20; 25-20 in 84 minuti.

STATISTICHE DI SQUADRA:

MONZA:
Battute 74, errori 4, punti 1. Ricezioni 59, errori 2, positiva 51%, perfetta 20%. Attacchi 113, errori 10, muri subiti 8, punti 40, 35%. Muri fatti 15. Errori avversarie 19.
PESARO:
Battute 63, errori 4, punti 2. Ricezioni 70, errori 1, positiva 70%, perfetta 26%. Attacchi 124, errori 7, muri subiti 15, punti 30, 24%. Muri fatti 8. Errori avversarie 21.

NOTE: spettatori circa 800; fra questi, una cinquantina di Balusch, i tifosi storici del Volley Pesaro, arrivati in Brianza con un pullman e mezzi privati. In tribuna, fra gli altri, Alessandro Beltrami, allenatore della Liu Jo Modena.

MONZA - In finale ci va la Saugella Monza, ma la myCicero Volley Pesaro merita tutto l'affetto possibile per una stagione indimenticabile, soprattutto per avere perso una giocatrice fondamentale qual è Diletta Sestini.
Presentatasi ai nastri di partenza del campionato di serie A2 da matricola, quindi da Cenerentola, Pesaro è andata a un passo dal salire sulla carrozza del principe.
Le colibrì si sono fermate al penultimo atto, lasciando via libera a una Saugella costruita per vincere il campionato, comunque per conquistare la promozione. Dopo due delusioni consecutive, bruciate in dirittura d'arrivo prima dal San Casciano di Federica Mastrodicasa, poi da Vicenza, le brianzole hanno guadagnato la terza opportunità. Con pieno merito, anche se resta senza risposta una domanda: come sarebbe finita con Sestini in campo? Ovviamente senza niente togliere a Claudia Di Marino, peraltro entrata a freddo e con l'angoscia nel cuore, memore di quanto accadutole qualche stagione fa a Olbia, dove subì un grave infortunio.
Pesaro saluta accompagnata dall'applauso degli inguaribili appassionati che l'hanno seguita anche stasera in Brianza.
Mastrodicasa, grande capitano, ringrazia i tifosi (Foto Eleonora Ioele)
Mai applauso, anzi abbraccio amorevole, fu più meritato.
La squadra di Matteo Bertini, lo abbiamo scritto già e lo ripetiamo stasera, migliore allenatore della serie A2, ha vissuto una stagione fantastica a cui niente toglie la sconfitta per mano della formidabile Saugella.

PRIMO SET: i Balusch hanno cambiato postazione in tribuna, spostandosi dall'angolo dietro la panchina dove inizia la partita la Saugella, a quella dietro quella della myCicero. Purtroppo, contro la sfortuna che prende di mira la myCicero, a niente serve la scaramanzia. La sfortuna colpisce in particolare Diletta Sestini e toglie alla squadra pesarese una superba protagonista del muro-difesa, fondamentale che ha fatto le fortune della squadra allenata da Matteo Bertini. Accade che non si ancora arrivati al time-out tecnico e la Saugella conduce 7 a 4. La centrale di Prato attacca in fast e quando torna sul taraflex le si gira il piede destro. E' in quel momento che il ginocchio fa crack. Solo gli accertamenti diagnostici daranno una risposta precisa sull'entità dell'infortunio, ma la preoccupazione è grande.
Diletta resta a terra, in lacrime, si lamenta, il dolore è fortissimo. Corrono tutti intorno a lei, la soccorre il fisioterapista Gabriele Palucci. Le compagne assistono, attonite, all'opera dei sanitari. I Balusch la sostengono con il coro “Diletta, Diletta”. Lei lascia il campo in braccio a Palucci e al preparatore atletico Michele Patoia. Dalla tribuna si precipita in panchina il padre Stefano. Lei gli chiede sostegno, lui le regala tutto l'affetto del mondo. Poi Diletta va nello spogliatoio. Quando ritorna ha una protezione, con il ghiaccio, al ginocchio. Lo speaker sollecita un altro applauso...
Intanto Monza, con le colibrì sotto choc, è sopra di 6 punti (10-4), avendo messo a segno 3 muri, ma soprattutto potendo contare su una Zago che è tutt'altra giocatrice rispetto a quella vista domenica scorsa a Pesaro, dove aveva attaccato con il 26%. Alla fine del set i suoi punti sono 10 – semplicemente fantastica – con l'80 per 100 (8/10).
Alla sosta tecnica, i punti di differenza sono ancora 6 (12-6). Ma Pesaro ha qualità morali che meriterebbero ben altra fortuna. Arciprete, la più giovane in campo, gioca da veterana e trascina le compagne: 13-11. Una super pipe di Zago mette il 16-11. Bertini ferma il gioco, ripagato dalle ragazze, che tornano ancora a meno 2: 21-19. Zago, però, decide che è la sua serata: diagonale ed ace per il 23-19. Il cuore di Pesaro si fa più grande, ma quando sembra potere riaprire il set, Monza inventa un paio di recuperi che vanificano altrettanti possibili muri. Finisce 25-21 in 29 minuti, con Pesaro che resiste malgrado abbia attaccato con il 23% (contro il 42% delle brianzole, che vantano anche 5 muri a 2).

SECONDO SET: la Saugella vince anche questo, risalendo dal possibile baratro del 17-20, quando Pesaro attacca per il più 4, ma Arciprete è murata. Con Dekany al servizio, Monza “inventa” un micidiale 8 a 0 che racconta del braccino delle lille che non trovano più il taraflex, ma anche un'incredibile decisione del signor Curto, che dalla sua postazione a rete vede dentro il campo un attacco monzese, contestato ferocemente dalle ragazze pesaresi, con Mastrodicasa che ne canta quattro, senza vedere il cartellino giallo. Così, dal possibile 22-21 si passa al 23 a 20 e anche questo incide nel morale di una squadra già colpita duramente dalla cattiva sorte. Resta che la Saugella, che ha dovuto inseguire quasi sempre, dal 4-7, ed è stata sorpassata sul 16-17, va sul 2 a 0, chiudendo 25-20 in 28 minuti. Grandissima protagonista Giorgia De Stefani, mandata in campo al posto di una Bezarevic ancora una volta inconcludente. Giocando sulle mani del muro, la numero 14 è la migliore realizzatrice del parziale, vantando gli stessi punti – 5 – di Zago e Mezzasoma. Pesaro ha attaccato male, chiudendo con 9/37 (24%), mentre la Saugella è al 38% e ha 6 muri a 3. Numeri che rendono merito a Dall'Igna e compagne, un po' meno al loro allenatore Delmati che contesta un punto pesarese, che ritiene – a torto – fuori.

TERZO SET: malgrado l'ardore e l'impegno della myCicero è una passeggiata per la Saugella, che pure è obbligata a ricorrere a una time-out discrezionale quando Pesaro torna a meno 5 (16-11). Però appare evidente che Monza stia giocando sulle ali dell'entusiasmo, mentre Pesaro sente che la sua meravigliosa stagione è giunta alle fine. Eppure le lille continuano a lottare, per esempio con una gran pipe di Martina Bordignon, in campo, come già nel set precedente, per Arciprete. I Balusch continuano a cantare, fantastici come la squadra del cuore. Valentina Zago, però, è impietosa e cerca ancora il mani fuori vincente per il 20-14. Il cuore delle lille è infinito: 20-16. Prima che il pallonetto di una bravissima De Stefani porti a 21. Bordignon, lombarda di Varese, risponde con orgoglio. Ma è solo questione di attimi, malgrado un'invasione di De Stefani, che si “vendica” subito dopo: finisce 25-20, con una battuta lunga di Bordignon; anzi 3-0 e in finale ci va Monza, con pieno merito.
Finale al via domenica, in casa con la Delta Informatica Trentino, ritorno mercoledì 4 maggio a Trento, eventuale gara 3 il 6 con il fattore campo ancora in Brianza in virtù del terzo posto della Saugella nella stagione regolare.