martedì 21 luglio 2015

ACCADEMIA ROSSINIANA, CONCERTO FINALE DA APPLAUSI

Tante belle voci, quelle di Cecilia Molinari e Salome Jicia regalano emozioni

@LucianoMurgia
Lo scorso 27 gennaio, in un articolo dedicato ai Cheap Wine, eccellenza musicale pesarese apprezzata nel mondo dai veri intenditori, dai critici non legati alle case discografiche, avevamo spiegato perché appuntidisport.blogspot.it avrebbe dedicato spazio anche alla musica...
Non solo sport. Anche musica. Perché la musica è il cibo dell'anima. E aiuta a rendere la vita più bella. Come lo sport”.
E che vita sarebbe senza la musica?
Oggi siamo lieti di raccontare uno degli appuntamenti più importanti ospitati da Pesaro: il concerto finale degli allievi dell'Accademia Rossiniana. Si è tenuto lunedì sera nel consueto spazio del Teatro Sperimentale. Abbiamo anticipato il racconto già lunedì sera, alla fine della prima parte, e in nottata. Due brevi note su Facebook per sottolineare che grandi protagoniste del concerto erano state le voci femminili. Tutto questo senza niente togliere all'impegno degli uomini.
Prima di entrare nel merito della serata, un titolo che è breve sintesi:
Alcune belle voci e qualche maleducato
I maleducati li lasciamo a fondo articolo, come meritano. Le belle voci appartengono al mezzosoprano italiano Cecilia Molinari e al soprano georgiano Salome Jicia. Non solo loro, in verità, perché sono piaciute – molto – anche Federica Di Trapani e Ruth Iniesta, soprano. E con loro i tenori Rubén Pérez Rodriguez e Xu Xiang, il baritono Sundet Baigozhin e il basso Alessandro Abis.
Non che gli altri protagonisti (Carlo Checchi, Pablo Ruiz, Carmen Buendia, Vincenzo Nizzardo, Kaori Nagamachi, Sunnyboy Dladla, Giuseppina Bridelli, Shi Zong, Shirin Eskandani e Leslie Visco) non siano stati apprezzati, avendo mostrato qualità che aiuteranno nella loro carriera, ma le emozioni più grandi le abbiamo provate ascoltando Cecilia Molinari e Salome Jicia.
Il mezzosoprano nata a Riva del Garda, che nel recente passato ha fatto incetta di premi (nel 2013 il Premio Nazionale delle Arti, nella sezione lirica, organizzato dal Miur, il Bel Canto Prize “Rossini” a Wilbad, in Germania, il Premio “Luciano Pavarotti Giovani”) ha conquistato il pubblico con un magistrale interpretazione della Cavatina di Falliero “Se per l'Adria il ferro strinsi”. Ascoltandola in Falliero, il ricordo è andato al 1986, alla sublime Marilyn Horne, ma anche alla bravissima Martine Dupuy (1989). Il paragone più immediato, però, è a Daniela Barcellona, una stella del belcanto lanciata da Pesaro, dal Rof. A Cecilia il compito di confermare le grandi premesse, con una convinzione: ha tutto, ma davvero tutto, per conquistare il mondo.
Che sembra già nelle mani di Salome Jicia, soprano georgiano che eseguendo la Cavatina di Semiramide “Bel raggio lusinghier” ha riportato la memoria al 1992, bicentenario rossiniano, quando, sul podio Alberto Zedda, il regista Hugo De Ana allestì una Semiramide il cui ricordo regala ancora brividi. A dare voce a Semiramide fu Iano Tamar, soprano georgiano. Dunque...
Salome non è un'allieva, non è il futuro, è già il presente. E che presente!
Federica Di Trapani e Ruth Iniesta hanno confermato che l'edizione 2015 dell'Accademia Rossiniana sarà ricordata per la bravura dei soprani. Federica ha interpretato con grande classe l'aria della Comtesse “En proie à la tristesse” da Le Comte Ory. Ruth ha affascinato il pubblico con l'accattivante aria di Folleville “Partir, Oh ciel! Desio” dal Viaggio a Reims. Con tanto cognome, ci aspettavamo un grande gol. Forse Ruth ha voluto strafare, con l'acuto finale diventato un calcio di rigore battuta di... tacco. Ma è davvero brava e sarà un grande piacere ascoltarla, il 14 e 17 agosto, ne Il viaggio a Reims.
E sarà un piacere ascoltare tutti, a iniziare dal tenore sudafricano Sunnyboy Dladla, che conferma un'unicità del Rof, dell'Accademia Rossiniana: aprire le porte al mondo.
In verità, abbiamo una convinzione: la scoperta di nuove grandi voci sarà il futuro del Rossini Opera Festival, che ha proposto praticamente tutto del Cigno, come da programma dell'edizione 2015, che vede la riproposizione di opere già viste più volte, ma con voci spesso nuove, a iniziare dagli ex allievi della straordinaria scuola inventata dal maestro Alberto Zedda, che anche lunedì sera si è entusiasmato per i suoi allievi.

La “città della musica” grande assente al concerto

Detto che il pubblico è stato più numeroso che nell'edizioni passate, ancora una volta abbiamo toccato con mano che la pubblicità “Pesaro città della musica” è una mistificazione. Alle ore 20,12, quando, con il solito ingiustificabile ritardo, è iniziato il concerto, in sala abbiamo contato meno di 150 persone. Poche, troppo poche per un appuntamento di così grande valore artistico che dà la possibilità di scoprire in anticipo nuove grandi voci destinate a segnare il futuro del belcanto. In sala, nessuna traccia di rappresentanti delle istituzioni, che ovviamente attendono le prime e le cene per sfilare. Ma se si annuncia, anzi si impone nella segnaletica stradale che Pesaro è città della musica, bisognerebbe confermarlo con la propria presenza. In sala, invece, tanti addetti ai lavori, diversi stranieri, e pochi pesaresi, se si escludono alcune signore eleganti negli abiti e nei sentimenti, vere appassionate della bella musica, del belcanto.
Dicevamo dei circa 150 spettatori. Altri si sono aggiunti durante il concerto, malgrado fosse vietata l'entrata durante le esecuzioni dei singoli brani. Appare evidente che chi lavora al Rof si senta in diritto di fare quel che gli pare. Anche di disturbare, vociando durante il concerto, dimostrando scarsa educazione e nessun rispetto per gli altri spettatori e ancor più per i giovani cantanti. Voci più fastidiose dello squillo del solito telefono cellulare lasciato acceso.


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