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è felice di ospitare l'intervento di Giada Biagioli, sperando che ne
seguano tanti altri, perché Giada rappresenta tutto il bello dello
sport, non solo della pallavolo, che lei segue con passione e
racconta con altrettanta passione. Vi consigliamo di leggere, se
ancora non l'avete fatto, l'intervista – bellissima – a Isabella
Di Iulio, pubblicata da www.pallavoliamo.it
Giada Biagioli, urbinate con una giocatrice urbinate, Monica Lestini, ma l'amore è il Volley Pesaro |
di
GIADA BIAGIOLI
Nella
mia pur giovanissima carriera di “giornalista” mi sono ritrovata
a porgere tante domande. Così a volte capita che io mi immagini
dall’altra parte, ovvero che sia io l’intervistata.
Ok,
non ho un talento particolare, la mia vita da pallavolista è durata
la miseria di due stagioni, però ho una passione, una passione
grande.
E’
una passione per la pallavolo, per il mondo della pallavolo, un mondo
che accoglie tutti e ritaglia un ruolo a chiunque, non escludendo
nessuno.
La
pallavolo intesa come sport l’ho sempre amata, ma quando sono
riuscita ad entrare a 13 anni in quel magico mondo, dove puoi stare a
contatto con le giocatrici più forti del mondo, e se va bene anche
crearci un rapporto, beh, lì è stata l’apoteosi.
Penso
che nel mio racconto possano ritrovarsi tantissime persone, e spero
che tanti altri piccoli appassionati crescano e raccolgano il
testimone di una passione così travolgente.
La
prima partita di serie A a cui ho avuto il piacere di assistere era
un match di Champions League, la Scavolini Pesaro affrontava una
squadra francese, manco a dirlo fu un secco 3-0, nella stagione
2008/2009 Pesaro era imbattibile.
E’
da sottolineare il fatto che fino a quel momento io avevo ignorato
l’esistenza di una squadra di serie A così vicina a me e così
forte.
Quella
partita di Champions si giocò ad Urbino, ospiti della società Robur
Tiboni Urbino, dove io all’epoca giocavo.
Urbino
è la città dove sono nata e cresciuta, ho vissuto lì fino all’età
di 14 anni, inoltre ho fatto tutte le scuole e oggi frequento anche
l’università nella città del Duca Federico.
Urbino,
Urbino, Urbino. E allora perché tifo Pesaro? Perché è stata la
prima squadra che ho visto giocare, è stato amore a prima vista.
Non
mi sento e non mi sono mai sentita una traditrice o un’incoerente,
avrei potuto, ma non l’ho mai fatto. Nemmeno quando Pesaro iniziava
a perdere e Urbino vinceva la Cev, nemmeno quando Pesaro ha dovuto
lasciare la serie A, e tornare in serie B.
Non
l’ho fatto perché non sarebbe stata una cosa sincera. Io mi sono
innamorata di Pesaro. E quando ti innamori... non puoi farci nulla.
Tornando
a quella partita che mi cambiò la vita, ricordo che i miei occhi si
posarono su una giocatrice, l’unica che avevo già visto. Quella
giocatrice era Martina Guiggi, e l’avevo già vista sì, ma in tv e
con la maglia azzurra.
Martina Guiggi nella copertina de IL VOLO DELLE COLIBRI' di Giacomo Mariotti |
Da
quel momento Pesaro non l’ho più lasciata, Pesaro mi ha dato 3
scudetti e tante altre vittorie. Pur non avendo vissuto da tifosa i
primi successi, li ho sentiti subito miei, mi sono documentata,
informata, per immaginarmeli esattamente com’erano arrivati.
Tutte
le ragazze che hanno vestito la maglia biancorossa occupano un posto
speciale nel mio cuore, poi ovviamente con alcune ho legato di più,
con altre per niente, con altre meno. Però tutte avranno sempre un
posto nei miei ricordi più dolci.
Il
sogno mancato? C’è... ed è la Champions League, ma c’era sempre
la Foppapedretti di mezzo, e quando sembrava la volta buona Destinee
Hooker ha pensato bene di lasciare la squadra a due giorni dalle
Final-4 ad Istanbul. Oggi è acqua passata. Oggi il sogno è quello
di tornare in A.
Un
sogno che cresce ogni giorno di più. Un sogno reso possibile da una
società seria, di cui parlo sempre con orgoglio infinito.
Barbara
Rossi e Giancarlo Sorbini sono coloro hanno fatto sì che la
pallavolo a Pesaro non morisse, sono coloro che hanno resistito
quando abbandonare tutto era la cosa più semplice, la cosa che molte
società prima di loro erano state costrette a fare.
Hanno
stretto i denti e io per questo non smetterò mai di ringraziarli,
perché a quel punto il mio ‘sogno’ era solo nelle loro mani.
Volley
Pesaro è nato, anzi rinato dalla Snoopy Pallavolo e dalla mia amata
Robur.
All’inizio
non è stato per nulla facile, io non avevo più il mio amore
immenso, la mia serie A, il rosso era sparito dalle maglie delle
ragazze. Non era più la mia Robur.
La
svolta è arrivata quando mi sono resa conto che indipendentemente
dalla serie io senza pallavolo non sapevo starci, la svolta è
arrivata quando ho iniziato a vedere Volley Pesaro come la “figlia”
del mio grande amore.
La
svolta è arrivata quando Barbara e Sorbo non mi hanno “lasciata”.
Quando, nonostante tutti i problemi che potevano avere per la testa,
non si sono dimenticati di me.
Mi
hanno fatta sentire importante, mi hanno fatta sentire parte di un
progetto, un progetto che prende il nome di “Volley Pesaro
Comunicazione”. Un gruppo formato da me, Francesca Bertozzi
l’addetta stampa VP, Fabrizio Bontà, dirigente, e Mauro Filippini,
il nostro super grafico.
Il
nostro compito è appunto quello di comunicare, far arrivare Volley
Pesaro ovunque, social, siti, foto... ovunque, “perché quando
torneremo, e se torneremo, potremo guardarci negli occhi e sarà
ancora più bello, perché il merito sarà solo nostro”. Come disse
in un giorno d’estate la mia presidentessa.
Ogni
volta, entrando al PalaBancaMarche, l’obiettivo è lo stesso negli
occhi di tutti, dalle guerriere in campo allo staff, alla società,
ai tifosi, agli spettatori, agli addetti ai lavori.
E
oggi più che mai, noi ci crediamo!
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