Nove
stagioni tra A1 e A2 e ha solo 24 anni. Ora a Forlì in una squadra che
sogna di riportare nella massima serie
@LucianoMurgia
Se si legge
la sua scheda si rimane sorpresi apprendendo che ha festeggiato 24
anni appena tre settimane fa, ma quella iniziata lo scorso 18 ottobre
è la sua nona stagione in serie A; quattro in serie A2, cinque in
serie A1, una vissuta a metà tra Crema e Giaveno, dove però furono
i problemi economici a segnare l'impegno suo e delle sue compagne.
Nata a
Milano, ma romana verace, Laura Saccomani è ospite di Appunti di
Sport.
Maglia
numero 10, ma a Pesaro indossava la 8 perché il 10 era di Francesca
Ferretti, ha fatto in tempo a vincere l'ultimo scudetto Scavolini,
conquistando anche due supercoppe italiane, la prima – a Torino –
da assoluta protagonista, malgrado avesse compiuto 18 anni solo due
giorni prima. Nell'emozionante 3-2 all'Asystel Novara maturato il 10
ottobre 2009 nel PalaRuffini, c'è l'importante firma di una ragazza
giunta a Pesaro poche settimane prima, provenendo dalla Di.Ra.Lab
Roma, con cui aveva conquistato il Premio Arnaldo Eynard assegnato
alla migliore under 20 della serie A2. Un premio ribadito dopo la
prima stagione pesarese: migliore under 20 di A1. Eppure la
ritroviamo in A2, a Forlì, dove – viste le vicissitudini tra Crema
e Giaveno - speriamo si trovi bene.
“Sì, mi
trovo molto bene. Per tutta l'estate ho cercato questa tipologia di
squadra, perché volevo continuare a giocare in un club forte, pure
scendendo di categoria. Forlì era una delle poche società che stava
allestendo un bel roster e io l'ho scelta perché vorrei provare a
vincere il campionato. So bene che non sarà facile, però siamo
forti”.
"Tutti
indicano la Volley 2002 in A1? Lasciamo lo dicano, ma teniamo il
profilo basso. Però è vero che siamo forti”
Non a
caso quasi tutti vi pronosticano, con Monza, come la squadra più
accreditata alla promozione diretta.
“Lasciamo
che lo dicano, noi preferiamo un profilo più basso, consce che la
squadra è stata costruita bene, con individualità molto forti. Non
dimentichiamo, però, che pratichiamo uno sport di squadra e la
storia dello sport insegna che non sempre squadre di grosso calibro
hanno conseguito risultati direttamente proporzionali. In una
vittoria incidono tanti fattori. L'unica certezza è che le nostre
basi sono buone, a noi il compito di sfruttarle”.
Ammetterà
che è curioso ascoltare da una giocatrice che preferisce scendere di
categoria. A soli 24 anni, poi. Ma in A1 non ci stava bene?
“La scorsa
stagione, in A1, a Montichiari, non ho avuto spazio. Quindi ho potuto
giocare poco. Così, per essere più tranquilla con me stessa ed
evitare di rivivere un anno come a Montichiari, ho cercato
un'opportunità come quella che mi offre Forlì. Non spetta a me
dire se posso stare in A1 o meno, ma sono sicura che l'A2 può essere
la mia categoria, anche se mi piacerebbe, un giorno, avere molto più
spazio nel massimo campionato. So però che non è facile stare
fuori, a guardare le altre che giocano, senza avere
un'opportunità...”.
"Con
il senno di poi, avrei fatto meglio ad arrivare a Pesaro un anno
dopo, facendo più esperienza di A2”
Laura in maglia Scavolini (Foto Danilo Billi) |
Il
vissuto e i premi ricevuti raccontano che su Laura Saccomani c'erano
grandi aspettative. Non a caso, Pesaro, che in quel momento era la
squadra più forte d'Italia, puntò molto sul suo ingaggio. Lei era
ritenuta una possibile stella del volley italiano, una nazionale.
Cosa non ha funzionato? Che cosa o chi le ha impedito di completare
il percorso accreditatole? Ci sono sue colpe? Oppure ci sono anche
colpe di Pesaro che le ha chiesto tutto e subito senza darle il tempo
di crescere, di maturare tecnicamente?
“A livello
giovanile, sono tante le atlete in cui credere. C'è chi va avanti
e chi no. Una carriera è composta di tante situazioni, di tanti
momenti da sfruttare. Può capitare di sbagliare squadra o
allenatore, di non trovarsi al posto giusto nel momento giusto. O
magari è l'atleta che in quella stagione non è concentrata e non
gioca come sa. C'è un vissuto personale che non sempre congiura a
favore di un esito positivo. Io spero ancora di potere diventare una
giocatrice importante. Con il senno di poi, avrei potuto fare un
altro anno in A2 prima di andare a Pesaro, in A1, in una squadra con
gente fortissima...”.
In quella
Scavolini giocavano, tra le altre, Costagrande, Ferretti, Guiggi,
Skowronska, Senna Usic, Wijnhoven...
“Sì –
sottolinea Laura – sarebbe stato meglio continuare a crescere in
una categoria inferiore. L'ho notato non solo a livello personale, ma
anche per altre atlete della mia età che sono state “buttate” da
giovani in campionati di livello superiore al loro. Ciò ha impedito
una crescita graduale. E' un errore che si fa spesso quando per una
giovane si prospetta una grande carriera. Sono pensieri che hanno
accompagnato le mie stagioni e di cui ho parlato con le compagne di
squadra osservando che bravissime giocatrici non miglioravano più.
Spesso sono le società a spingere troppo, dimenticando che le
giovani hanno bisogno di una crescita graduale...”.
“"C'è
grande differenza tra giocare per divertimento e farlo come lavoro.
Lasciate che le giovani crescano gradualmente”
Forse è
anche colpa del suo esordio nella Supercoppa vinta a Torino. Giocò
così bene che si pensò che il suo limite fosse il cielo. In seguito
non le si perdonò quasi niente.
“E'
vero... ero giovane e non mi rendevo conto che stavo passando dal
giocare per puro divertimento al farlo per lavoro. Sono due cose
completamente differenti. E sono differenti le pressioni. Ecco cosa
intendo quando parlo di crescita dell'atleta, che spesso non si rende
conto in che mondo viene portata. Un conto è fare le cose come
vengono, senza pensarci, perché ti stai divertendo, un'altra è
concentrarsi sui risultati, sulle vittorie, sulle aspettative della
società, dei tifosi. Ti trovi in un mondo diverso da quello che
vivevi fino a poco tempo prima, quando l'unico pensiero era
divertirsi”.
"Pesaro
non ha colpe per la mia mancata crescita, ma ho sentito le critiche
di chi tirava in ballo la mia bellezza dopo le partite giocate male”
Pesando
le sue parole, viene da pensare che anche Pesaro abbia le sue
colpe...
“Non ci
sono colpe e io non ho niente su cui recriminare, perché a Pesaro
sono stata trattata benissimo e la società mi ha dato sempre
fiducia. Era ovvio che nel primo anno avessi poco spazio e dovessi
fare gavetta in una squadra così forte da sembrare assurda. Nelle
stagioni successive la situazione non è cambiata, ma può essere
dipeso anche dalla mia mancata crescita. Se una rimane allo stesso
livello per un determinato periodo, ha bisogno di una spinta in più
e io sono andata a prenderla a Crema, l'anno dopo. A Crema ho trovato
un allenatore, Barbieri, che mi ha dato tantissima fiducia. E' stato
molto importante per me, anche facendomi capire che alcune carenze
erano solo di testa. Per esempio, la ricezione, che è stata sempre
la mia etichetta negativa. La critica sottolineava che non era di
alto livello, ma dipendeva dal fattore mentale. Io mi sentivo meno
forte e portavo in campo la mia paura. E' un problema comune a
numerosi atleti. Grazie ai consigli di Barbieri, ho imparato a
fregarmene. E ho imparato a mettere il massimo impegno in ogni
allenamento, considerandolo come una partita, concentrandomi allo
stesso modo nel lavoro quotidiano e nella sintesi della settimana, la
gara. Tenete in mente questo dato: a Crema arrivai che non avevo 21
anni. Prima, questi insegnamenti non riuscivo a capirli. Puoi
apprenderli in un processo graduale...”.
La sua
risposta ha anticipato una mia domanda: ovvero la differenza tra le
qualità offensive, notevoli, e le difficoltà in ricezione e in
difesa. Ha risposto già, inutile riproporla. Però c'è un
collegamento: si dice che la difesa sia il frutto del sacrificio. Di
lei – con evidente cattiveria – si è detto che non aveva voglia
di sacrificarsi. E si parlava soprattutto della sua bellezza che
forse la portava a pensare di fare altre cose, la modella, l'attrice,
ma le toglieva la voglia d'allenarsi. Cattiveria, ma anche invidia,
credo. L'ha sentita, la situazione? Di più: l'ha subita?
Una splendida immagine di Laura (dalla pagina Facebook) |
“L'ho
sentita abbastanza. Nel senso che mi dispiaceva essere considerata
solo sotto questo aspetto. Una partita giocata male poteva essere
giustificata in tanti modi. Invece veniva tirata in ballo la
bellezza, ipotizzando che io non pensassi alla pallavolo ma ad altre
cose che, in realtà, non mi interessavano. Mi sono sempre reputata
meno di quel che si diceva. Non so se fosse invidia, però in alcuni
commenti ho avvertito questo tipo di critica: mi hanno fatto tanto
male. Chi non resterebbe male sentendo “Laura è in panchina in
serie A1 solo perché è bella”, quando invece ci ero arrivata
perché qualcuno aveva creduto in me...”.
Come
confermano i premi citati, compreso quello – che avevo dimenticato
– di migliore schiacciatrice della Girl League 2008.
“Infatti.
Sarebbe meglio ignorare i commenti, ma ogni atleta ha un punto debole
in cui i critici possono infilarsi. E c'è chi è più sensibile e
chi meno. Io sono molto sensibile e ho ascoltato critiche e letto
articoli contenenti parole che mi hanno dato fastidio, che mi hanno
fatto male. Solo dopo ho imparato a ignorarli, capendo che la gente
avrà sempre da ridire. Lo fa con grandi campioni, figuriamoci con me
che gioco in uno sport cosiddetto minore. Non conoscevo questo mondo.
Ero cresciuta nella squadra davanti a casa, stavo con i miei e vedevo
nella pallavolo solo piacere e divertimento, mettendo prima lo studio
e altri progetti di vita. Mi ci sono trovata dentro e non ero
pronta”.
"Ho
valori diversi e più importanti e ho sempre pensato alla pallavolo,
non ad altre opportunità”
Non
conosco Laura se non per quanto riguarda le partite, gli allenamenti.
Chi la conosce bene, mi ha detto che se è bella fuori, lo è
soprattutto dentro. Le sue parole lo confermano. Noi critici, noi
tifosi, noi appassionati le abbiamo rubato qualcosa con le nostre
parole in libertà. Dovremo pensarci mille volte prima di spenderle,
magari per evitare di ripeterci con altre ragazze come Laura.
Ancora Laura dalla pagina Facebook |
“Ho
cercato di dimostrare che non ero quella di cui parlavano altri, che
ho valori diversi e più importanti, che ho sani principi e
comportamenti, che tengo alle amicizie anche al di fuori della
pallavolo, che tengo a un sorriso in più. Mi rendo conto che altri
ti vorrebbero rendere cattiva, ma io sono testarda e preferisco
essere così come sono, educata e rispettosa degli altri”.
"Quest'anno
più che mai non ci sono squadre da sottovalutare. Pesaro stia
attenta a Chieri, un'avversaria ostica”
Una lunga
chiacchierata partita da una premessa: Laura gioca con Forlì che ha
appena affrontato e sconfitto la Fenera Chieri, prossima avversaria
della myCicero Pesaro che la giocatrice romana ha incontrato nel
torneo di Cervia. Laura e compagne, che avevano sofferto
nell'esordio, espugnando Settimo Torinese solo al tie-break, domenica
scorsa hanno vinto facilmente, ma...
“Secondo
me, quest'anno più che mai, in A2 non c'è alcuna squadra da
sottovalutare. Soprattutto in questa fase di campionato, quando si
devono trovare gli automatismi. Il nostro esordio nel campo della
Lilliput è stato complicato. Loro – neopromosse con tanta voglia
di mettersi giustamente in mostra - hanno difeso tanto, rimanendo
sempre attaccate al punteggio. Chieri ci ha messo in difficoltà nel
primo set, poi siamo riuscite a fare il nostro gioco, eliminando i
loro punti forti. Ritengo, però, che Pesaro non possa e non debba
sottovalutare le piemontesi, che sono avversarie ostiche, soprattutto
in casa. Ho giocato per due stagioni con Natalia Serena (a
Montichiari; ndr): è una dura a morire, non s'arrende mai. E le
altre mi sembrano come Natalia. Chieri ha ottime centrali e un ottimo
muro. Ma anche Pesaro mi piace molto. Quando l'abbiamo incontrata era
priva della Liliom e come squadra aveva cose da sistemare. Sarei
curiosa di vederla all'opera oggi, ma sono certa che con un tecnico
come Matteo Bertini possa fare molto bene. Ha una grande difesa e a
Cervia ci ha messo in difficoltà. Tra Chieri e Pesaro prevedo una
buona partita”.
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