@LucianoMurgia
Mi
hanno detto che l'articolo sulle differenze – evidenti – tra
calcio e pallavolo non è piaciuto a tutti. Ovvio. Per fortuna non
viviamo nella Bulgaria comunista che eleggeva i vertici del Paese con
il 99 per cento.
Ognuno
ha le proprie opinioni, rispettabili, ed è libero di adorare il
calcio anche quando offre – accidenti se ne offre, tutti i giorni –
cattivi esempi.
Io
preferisco i fatti, che sono indiscutibili e confermano che la
sportività che si respira sotto rete è praticamente sconosciuta nei
campi di calcio, dove peraltro non mancano eccezioni eccellenti.
Damiano Tommasi, una splendida persona (pagina Facebook Aic) |
Una
di queste riguarda Damiano Tommasi, ex grande calciatore dell'Hellas
Verona e della Roma, oggi alla guida dell'Aic (Associazione Italiana
Calciatori), il sindacato dei giocatori.
Facendo
il giornalista sportivo, ho avuto il piacere, anzi la fortuna, di
conoscere Damiano Tommasi. Era ospite dell'Us Acli (Associazioni
Cristiane Lavoratori Italiani) che – a fine anni Novanta -
disputava a Fano le finali nazionali. Ricordo che incontrarlo mi
incuriosiva, dopo avere letto che qualcuno – con il solito modo di
fare italiano che tende a denigrare le persone per bene – lo aveva
definito “un'anima candida”.
Damiano
Tommasi era, è una bella persona. Il suo approccio agli altri
lontano mille miglia dal tipico impatto del calciatore medio, Rolex
Daytona al polso, Porsche o Ferrari in garage. Arrivò guidando
un'auto da gente comune. Rifiutò un invito in un ristorante di lusso
avanzato da alcuni tifosi romanisti, “perché mangio con la gente
delle Acli”. Raccontò un episodio che riguardava una figlia: “La
maestra aveva dato un tema sul lavoro dei propri genitori. Mia
figlia, solitamente molto brava, aveva il foglio bianco. La maestra,
incuriosita, le chiese perché. “Non so cosa scrivere, rispose lei,
perché mio papà non lavora, gioca...”. Capito?
Domanda:
quanti Damiano Tommasi ci sono nel calcio italiano? Pochi, purtroppo.
Credo che i primi a esserne soddisfatti siamo i dirigenti, che
preferiscono calciatori “donne e champagne” a persone per bene. E
i tifosi? E i giornalisti sportivi? Amano, o comunque danno
l'impressione di amare, chi si tuffa, chi ruba un rigore, chi è
furbo. Conta solo il risultato finale. Che sia arrivato con un rigore
rubato, con un gol non visto, è avversato solo dai tifosi delle
altre squadre.
In
Inghilterra, dove la cultura sportiva è decisamente migliore, chi si
tuffa per rubare un rigore è preso di mira anche dai propri tifosi,
che gli urlano “cheat!”, imbroglione. Da noi la furbizia è un
pregio, in altre latitudini è imbroglio, e di conseguenza è
detestata.
In
Italia viene eletto presidente federale Tavecchio, con tutto ilo suo
passato. All'estero la sua candidatura non sarebbe neppure avanzata.
Presa in esame, poi, per carità. In Italia un condannato ed escluso
dal parlamento viene invitato al Quirinale alla cerimonia
d'insediamento del nuovo Presidente della Repubblica e addirittura
prende accordi con il presidente del Consiglio su come cambiare la
costituzione...
Il
calcio sarà anche il gioco (no, sport proprio no) più amato dagli
italiani, ma quando, dopo gli ennesimi morti ammazzati tra tifosi e
forze dell'ordine, si decise di imitare il rugby, dando vita al terzo
tempo, con gli scambi di saluti a fine partita, furono molti gli
scettici. Durerà poco, dissero: “Il fair play è lontano anni luce
dagli interessi dei singoli club, da persone come molti dirigenti”.
Avevano ragione.
Non
più tardi di dieci giorni fa Milan e Juventus hanno litigato – con
tanto di immagini – su un fuorigioco millimetrico, con Galliani -
l'uomo delle “Luci a Marsiglia” - che da “Dottore”, come lo
chiamano i milanisti, era ritornato... Geometra.
Matey Kaziyski, super giocatore di Trento (pagina Facebook) |
A
Milano, il 22 aprile 2012, si giocò la finale tra Lube Macerata e
Itas Diatec Trentino. Lo scudetto della pallavolo maschile assegnato
in una partita secca, decisa – dopo 5 incredibili set – da una
palla contestata, una schiacciata di Matey Kaziyski, vista fuori
dagli arbitri, che forse era dentro. Le polemiche durarono 5 minuti,
poi tutti a fare festa. I tifosi maceratesi a festeggiare i
vincitori, i trentini a consolare gli sconfitti.
Più
o meno come nel calcio, vero?
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