lunedì 26 gennaio 2015

VOLLEY PESARO, EREDE DI SANTA CROCE, PROVA A IMITARE LA VOLPE INGLESE

@LucianoMurgia
Volley Pesaro (pagina Facebook)
Dodici magnifiche ragazze per un 13 che fa sognare gli appassionati di pallavolo

PESARO – Il paragone potrebbe essere irriverente, ma ci sentiamo di proporlo: ricordate la scritta G.u.c. - acronimo di Giovani un c.... - tatuata sulle braccia delle colibrì che regalarono il primo scudetto del volley? Osservando la fotografia di Eleonora Ioele, che racconta – meglio d'ogni parola – l'orgoglio delle “colibrì” di oggi, abbiamo provato un brivido.
“Abbiamo fatto 13” hanno scritto Valentina Salvia e le sue splendide compagne. Una scritta che è l'ossimoro dei comportamenti tipici italiani, perché chi vinceva al Totocalcio (oggi mandato in pensione dal SuperEnalotto), facendo il sognato 13, lo urlava in camera da letto, magari soffocando perché la bocca era nascosta da un cuscino. Insomma, non lo urlava.
Il Volley Pesaro ha fatto 13 e ha tutto il diritto di urlarlo, ma io ho il dovere di correggere un errore sottolineato, con la matita rossa e blu, dall'allenatore Stefano Sassi, che era vice allenatore del Biancoforno Santa Croce (Pisa), che nella stagione 2006/07, disputando il girone C, quello che vede capolista la squadra allenata da Matteo Bertini, chiuse l'andata facendo 13 su 13 e totalizzò 39 punti, uno in più delle pesaresi. Da allora, nessuno aveva saputo imitare le formidabili toscane, che nel Volley Pesaro hanno trovate un degno erede.
Dato a Santa Croce quel che è del Santa Croce, applausi al Volley Pesaro, dai due presidenti Barbara Rossi e Giancarlo Sorbini allo staff tecnico sapientemente guidato da Matteo Bertini, da quello sanitario davvero all'avanguardia a tutti i collaboratori che portano ognuno un mattone alla costruzione della casa della pallavolo pesarese.
Applausi perché in tutta la serie B1 – femminile e maschile – solo Pinerolo (nel girone A del volley rosa) ha chiuso l'andata con un percorso netto. Nel girone B femminile, l'Emilbronzo 2000 di Castelnuovo Rangone (Modena) è in testa con 30 punti, in virtù di 10 vittorie e 23 sconfitte. Nel D, quello che interessa più da vicino Pesaro, è in vetta la Golem Software Palmi (Reggio Calabria), che di punti ne ha 29 (10 successi, 3 battute d'arresto). Da segnalare che in questo girone la pallavolo sta vivendo il dramma sportivo di una società - Brindisi – che – ha scritto il Corriere dello Sport - “ha seri problemi economici che l'hanno obbligata a rivedere il suo roster” cedendo Giada Boriassi, l'ex centrale del Volley Pesaro, ma anche – coincidenza curiosa – al Biancoforno Santa Croce, passata alla Volalto Caserta, ex squadra di Francesca Babbi.
Ancora una volta si conferma che Gaetano Donizetti aveva visto giusto, componendo – su libretto di Domenico Gilardoni, l'opera “Le convenienze e inconvenienze teatrali”. Se lo sport è (anche) un palcoscenico, Giada Boriassi ha dovuto fare i conti con le inconvenienze economiche, risolvendoli con la convenienza di trovare subito un'altra squadra, addirittura di serie A2.
A2... una parolina che oggi a Pesaro sembra magica e non è una casella da centrare giocando a battaglia navale, uno dei temi preferiti degli studenti “anta” durante le lezione più barbose. A2 è un obiettivo, un traguardo, una meta, raggiungibile se il Volley Pesaro farà... 26! E poi...
Meglio fermarsi qui, non per scaramanzia, ma per rispetto delle avversarie che faranno di tutto per recuperare lo svantaggio che le separa dalla capolista.
Quando la B1 tornerà in campo, il prossimo 7 febbraio, alla fine della stagione regolare mancheranno altre 13 partite, tre mesi di allenamenti, di gare, di trasferte, visto che la 26esima giornata è in programma sabato 9 maggio. Pesaro avrà 6 partite in casa (San Giustino, Orvieto, Perugia, Capannori, Bologna e Trevi) e 7 in trasferta (Firenze, Rieti, Ostia, Casal de' Pazzi, Pagliare, Todi e Roma).
Nei fatti, Firenze esclusa, tutte le pretendenti ai playoff, già superate in trasferta, dovranno giocare a Campanara.

Tre mesi da lepre, anzi da volpe, si spera fino in fondo, inseguita da una muta di cani. Con un vantaggio, come racconta una storiella inglese: la volpe lavora per sé; chi insegue, per chi gli dà da mangiare. E' una bella differenza, soprattutto se il vantaggio della volpe è di 7... miglia, pardon, di 7 punti.

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