giovedì 4 giugno 2015

ITALIA-SERBIA, QUANTE EMOZIONI 24 ORE PRIMA

ALLENATORI E CAPITANI RACCONTANO UNA SFIDA TRA AMICI CHE VOGLIONO VINCERE


@LucianoMurgia
Due “draghi” del campo, altri due della panchina. In verità, uno, Nikola Grbic, è alle sue prime esperienze da allenatore, dopo avere dominato la scena sui campi di gioco, giocando stagioni in Italia.
Era arrivato in punta di piedi, se è possibile affermarlo per un serbo orgoglioso – come tutti i serbi - fino al midollo. All'inizio era semplicemente il fratello minore del grande Vladimir, atleta ricco di eccessi, in tutti i sensi. Lo portò in Italia la Gabeca Montichiari, aveva 21 anni; era la stagione 1993/94. poi, tra Catania, ancora Montichiari, Cuneo, Treviso, Milano, Piacenza, Trento, ancora Cuneo, si è fermato un ventennio. Una stagione ancora da protagonista, a Kazan, l'offerta della Sir Perugia di saltare il fosso. Da allenatore in campo ad allenatore in panchina. Non è andata bene. La società umbra lo ha sostituito con Daniel Castellani. Da qualche settimana, Nikola pensa solo alla Serbia, alla Nazionale del suo paese, di un paese dove – è vero - è nato Nole Djokovic, simbolo dello sport individuale, il tennis, i giovani sembrano nascere e crescere pensando solo agli sport di squadra. Una paese così picco, eppure così forte nel basket, nel volley, nella pallanuoto. E chissà cosa combinerebbero nel calcio se ricordassero di unire all'indiscutibile talento – sono o non sono i brasiliani d'Europa? - il raziocinio, il rispetto delle regole...
Se Nikola Grbic è alle prime esperienze, Mauro Berruto, torinese di 46 anni, cuore granata (chissà che per una sera, sabato 6 giugno, non sia anche cuore blugranata), vanta una vita in panchina, in Italia e all'estero (Finlandia e Grecia) e – in azzurro dal 2014 – una medaglia di bronzo olimpica, due argenti europei, due bronzi nella World League.
Insomma, un “drago”, come è un “drago” Nikola Grbic. E se sono draghi i due allenatori, chi è più drago dei capitani di Italia e Serbia? Dragan Travica e Dragan Stankovic.
Quattro grandi protagonisti alla presentazione di Italia – Serbia, che si gioca alle ore 20,30 (non più alle 20,40) di venerdì sul taraflex allestito nell'Adriatic Arena, la cui sala stampa ha ospitato la presentazione dell'evento, valido per la seconda giornata, terza partita, della World League 2.
Nel primo week-end, l'Italia ha vinto entrambe le partite; noi abbiamo conquistato solo un punto. E ovvio che noi – ha esordito Dragan Stankovic, una vita alla Lube Macerata – faremo tutto il possibile per vincere almeno una partita tra Pesaro e Bologna (domenica; ndr). In questo momento è fondamentale guadagnare almeno tre punti. Se l'Italia conquistasse due successi, sarebbe quasi qualificata alla Final Six. Per questo motivo, credo che punteranno a fare il pieno con noi. Conosciamo molto bene, forse anche troppo bene, l'Italia, e questo ci aiuta, ma allo stesso tempo può crearci problemi in certe situazioni. Il nostro primo compito è pensare a cosa accade nella nostra metà del campo e di fare le cose al meglio, soprattutto giocare aggressivi e dare il massimo delle nostre attuali possibilità. In particolare a inizio di ogni set. Che poi è quel che ci è mancato la scorsa settimana, nella seconda partita in Brasile. Magari abbiamo giocato così male i primi due set della seconda partita perché siamo scesi in campo alle 10 del mattino. Adesso abbiamo due occasioni per dimostrare che è stato solo un caso”.
Dal capitano serbo, Dragan Stankovic, al capitano azzurro, Dragan Travica.
Veniamo da un fine settimana positivo, con due vittorie, ma, pur con il massimo rispetto, l'Australia non è la Serbia. Ci presentiamo a questo appuntamento con grande entusiasmo perché giochiamo in casa. Non lo, facciamo da un anno, ed è sempre emozionante scendere in campo davanti ai nostri tifosi, nella nostra terra. La tensione è quella giusta, e così il feeling del debutto, che per alcuni di noi è assoluto, mai avendo indossato questa maglia in Italia. Tecnicamente, la Serbia ha un tasso superiore all'Australia. Per noi è un'occasione bellissima per capire a che punto siamo, dove possiamo arrivare, quanto lavoro dobbiamo fare per presentarci nel migliore dei modi agli appuntamenti che ci attendono, soprattutto a quelli che contano. In Australia non siamo stati bellissimi da vedere, però l'approccio è stato giusto e non è mancato l'entusiasmo. Fin dall'inizio ci siamo detti che l'entusiasmo deve essere la benzina del nostro motore. Non va dimenticato che durante la World League, tra lunghi viaggi e due partite ogni settimana, il tempo per allenarci è limitato.Così è necessario gestire le forze, ma non c'è niente di meglio che andare in campo e giocare partite ufficiali, contro squadre di alto livello. Non vediamo di vedere la nostra gente accanto a noi”.
Nikola Grbic ha una filosofia importante, che ricorda quella di Julio Velasco.
Finche le condizioni sono uguali per tutti non c'è da lamentarsi. La World League è un torneo particolare: ci si allena poco, si viaggia tanto, si gioca tanto. Quando ci si può allenare solo un'ora e mezza al giorno, è veramente difficile fare un lavoro importante dal punto di vista tecnico. Noi dico che siamo un cantiere, ma lo staff è completamente nuovo e abbiamo bisogno di di tempo per vedere concretizzate le cose che stiamo proponendo. Sono soddisfatto a metà delle nostre partite in Brasile. La prima l'abbiamo giocata con il giusto approccio, facendo al 100 per cento quello che ci consentiva la nostra attuale condizione. Non bene l'approccio alla seconda partita, tanto che abbiamo perso male i primi due set. Spero che con l'Italia l'approccio e la concentrazione saranno giuste da subito”.
Mauro Berruto apre il suo intervento con un cordiale saluto agli avversari di venerdì e domenica.
Il mio benvenuto agli amici serbi. Amici davvero. Quando si incontrano queste due nazionali, lo si diceva prima, c'è un livello di conoscenza tecnica ma anche personale profondo. E' un vero piacere. Per quanto riguarda la domanda sullo stato dell'arte, rispondo che la World League è una manifestazione difficile, ma allo stesso tempo bellissima. E' l'unica manifestazione che mette di fronte alla soluzione dei problemi. Domenica scorsa la Serbia era in Brasile, l'Italia in Australia, oggi siamo qui, a Pesaro, dove ci alleniamo in vista di una gara che arriva fra poche ore. Quando ho presentato la stagione 2015, ho parlato di un obiettivo più grande: riappropriarci dell'identità di questa squadra, che era molto chiara e molto forte e abbiamo smarrito – non vogliamo dimenticarlo - nell'ultima manifestazione giocata (lo scorso anno, non solo con il 14° posto finale nel Mondiale polacco; ndr). Queste di Pesaro e Bologna sono le prime due partite in Italia, pertanto valgono il triplo. Non saremo ancora perfetti, così come non lo sarà la Serbia e le altre squadre, però ho in testa una cosa: come diceva Travica, in Australia non siamo stati bellissimi, ed è vero, però mi sono sentito molto bene osservando l'atmosfera, ma anche l'identità della Nazionale che inizia un nuovo cammino. L'avvio di World League mi ha dato una bellissima notizia. Da questo doppio impegno con la Serbia, mi aspetto che vengano riproposte a chi vorrà vederci”.
Grbic presenta la sua Serbia.
E' composta da giocatori che sono in Nazionale da un paio d'anni. Da un paio di giorni la rosa è al completo (con l'arrivo del modenese Nemanja Petric, in particolare; ndr). A livello fisico non siamo al massimo e, ad essere sincero, se lo fossimo, mi sarei preoccupato. In considerazione delle condizioni, io chiedo ai miei ragazzi di dare sempre tutto quello che hanno. Se in questo momento non è abbastanza per vincere, pazienza. Mi preme molto, però, il tipo d'approccio”.
Mauro Berruto pensa all'esordio nelle Marche, con un grande obiettivo: il 2016.
Abbiamo di fronte a noi due anni e soprattutto una cosa gigantesca: i Giochi Olimpici. Nel 2011, Franco Brasili (presidente della Fipav regionale; ndr) mi portò nelle Marche, era il 2 giugno 2011, festa della Repubblica. Ricordo quell'esordio in Italia con un'emozione pazzesca. Fu una bellissima partita, in un bellissimo contesto, arrivò una bellissima vittoria (3-0 a Cuba; ndr). Tengo stretti tutti i ricordi di questi meravigliosi 4 anni, le cose belle e quelle dolorose. Ora ripartiamo dalle Marche. Allora era Ancona, oggi è Pesaro, ma sempre nelle Marche, una regione che è patrimonio della pallavolo, un tesoretto messo a disposizione del movimento. Sono felicissimo di essere qui e mi auguro che vada a finire, se fosse possibile, come l'altra volta (Grbic sorride, ovviamente in disaccordo con l'amico; ndr), che si ripeta anche il seguito. Da Ancona partì un percorso straordinario che ci ha portato sul podio olimpico, a Londra. Non so quante sono le mie panchina in Nazionale, se sono alla 120° o alla 130° partita, mi piace pensare che sia di nuovo la prima, in Italia”.
Berruto e la scelta dei giocatori che disputano la World League... un rapporto romantico.
Durante la World League, ogni minuto può fare la differenza. La percezione del tempo è come quando si è innamorati: ci sono momenti che volano via e altri in cui le distanze sembrano infinite. Ci sono atleti che arrivano da situazioni diverse, sia per quanto riguarda il campionato sia per la Nazionale. Li mettiamo insieme, ma 14 li troviamo...”.
Grbic non ha questo problema.
In squadra ci sono tutti gli atleti a mia disposizione”.
A proposito, in altri sport ci sono atleti che rinunciano, che non vanno volentieri in Nazionale. Da voi?
Non ho incontrato mai questo problema – risponde Grbic -. In Giappone c'è una regola che ogni pallavolista può applicare: se vuoi giocare in Nazionale, firmi il modulo e lo presenti all'allenatore, che accetta. Penso che se uno non vuole stare in Nazionale, se ne fa a meno. Non mi è passato mai in mente di obbligare qualcuno. E' chiaro che se uno dice sì, accetta alle condizioni della Nazionale, non alle proprie. Ci alleniamo, viaggiamo, giochiamo, viviamo insieme con regole che valgono per tutti. Se ti vanno bene, sei con noi, altrimenti resta pure a casa. Ci saranno altri sei giocatori pronti a prendere il tuo posto. Capisco, però, venendo da tanti anni da giocatore, quanto sia importante lasciare un po' di tempo libero, un periodo di riposo, dopo i tanti impegni di una stagione”.
Voglio essere sincero – aggiunge Berruto -: questa situazione si è verificata. Sono alla quinta stagione da ct e ho scelto tanti atleti. Tantissimi gli esordienti in azzurro. Il mio lavoro è scegliere sulla base di alcuni elementi a disposizione. Ci sono quelli legati alla tecnica, alla tattica, alla fisicità, ma ho deciso – in questa ripartenza – che uno dei parametri fosse la pelle. Se vedo ancora i brividi, ci siamo. Se non li vedo, lascio perdere. E' una condizione imprescindibile per fare parte della Nazionale. Questa è una squadra che ha una storia straordinaria. Noi abbiamo scritto un pezzetto di questa storia e ai miei atleti ho detto e ripetuto che noi non siamo i proprietari di questa maglia, ma solo custodi. E' una maglia che ci viene affidata, con tutta la sua bellezza, figlia di una storia passata e presente. In questo momento sono perfettamente certo che i 16 che ho scelto, ma anche gli altri che non sono a Pesaro e stanno lavorando a Roma, li ho scelti perché ho visto i brividi sulla loro pelle”.



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