giovedì 29 ottobre 2015

LAURA SACCOMANI BELLA FUORI E DENTRO, INTERVISTA A CUORE APERTO

Nove stagioni tra A1 e A2 e ha solo 24 anni. Ora a Forlì in una squadra che sogna di riportare nella massima serie

@LucianoMurgia
Se si legge la sua scheda si rimane sorpresi apprendendo che ha festeggiato 24 anni appena tre settimane fa, ma quella iniziata lo scorso 18 ottobre è la sua nona stagione in serie A; quattro in serie A2, cinque in serie A1, una vissuta a metà tra Crema e Giaveno, dove però furono i problemi economici a segnare l'impegno suo e delle sue compagne.
Nata a Milano, ma romana verace, Laura Saccomani è ospite di Appunti di Sport.
Maglia numero 10, ma a Pesaro indossava la 8 perché il 10 era di Francesca Ferretti, ha fatto in tempo a vincere l'ultimo scudetto Scavolini, conquistando anche due supercoppe italiane, la prima – a Torino – da assoluta protagonista, malgrado avesse compiuto 18 anni solo due giorni prima. Nell'emozionante 3-2 all'Asystel Novara maturato il 10 ottobre 2009 nel PalaRuffini, c'è l'importante firma di una ragazza giunta a Pesaro poche settimane prima, provenendo dalla Di.Ra.Lab Roma, con cui aveva conquistato il Premio Arnaldo Eynard assegnato alla migliore under 20 della serie A2. Un premio ribadito dopo la prima stagione pesarese: migliore under 20 di A1. Eppure la ritroviamo in A2, a Forlì, dove – viste le vicissitudini tra Crema e Giaveno - speriamo si trovi bene.
Sì, mi trovo molto bene. Per tutta l'estate ho cercato questa tipologia di squadra, perché volevo continuare a giocare in un club forte, pure scendendo di categoria. Forlì era una delle poche società che stava allestendo un bel roster e io l'ho scelta perché vorrei provare a vincere il campionato. So bene che non sarà facile, però siamo forti”.

"Tutti indicano la Volley 2002 in A1? Lasciamo lo dicano, ma teniamo il profilo basso. Però è vero che siamo forti”

Non a caso quasi tutti vi pronosticano, con Monza, come la squadra più accreditata alla promozione diretta.
Lasciamo che lo dicano, noi preferiamo un profilo più basso, consce che la squadra è stata costruita bene, con individualità molto forti. Non dimentichiamo, però, che pratichiamo uno sport di squadra e la storia dello sport insegna che non sempre squadre di grosso calibro hanno conseguito risultati direttamente proporzionali. In una vittoria incidono tanti fattori. L'unica certezza è che le nostre basi sono buone, a noi il compito di sfruttarle”.
Ammetterà che è curioso ascoltare da una giocatrice che preferisce scendere di categoria. A soli 24 anni, poi. Ma in A1 non ci stava bene?
La scorsa stagione, in A1, a Montichiari, non ho avuto spazio. Quindi ho potuto giocare poco. Così, per essere più tranquilla con me stessa ed evitare di rivivere un anno come a Montichiari, ho cercato un'opportunità come quella che mi offre Forlì. Non spetta a me dire se posso stare in A1 o meno, ma sono sicura che l'A2 può essere la mia categoria, anche se mi piacerebbe, un giorno, avere molto più spazio nel massimo campionato. So però che non è facile stare fuori, a guardare le altre che giocano, senza avere un'opportunità...”.

"Con il senno di poi, avrei fatto meglio ad arrivare a Pesaro un anno dopo, facendo più esperienza di A2”

Laura in maglia Scavolini (Foto Danilo Billi)
Il vissuto e i premi ricevuti raccontano che su Laura Saccomani c'erano grandi aspettative. Non a caso, Pesaro, che in quel momento era la squadra più forte d'Italia, puntò molto sul suo ingaggio. Lei era ritenuta una possibile stella del volley italiano, una nazionale. Cosa non ha funzionato? Che cosa o chi le ha impedito di completare il percorso accreditatole? Ci sono sue colpe? Oppure ci sono anche colpe di Pesaro che le ha chiesto tutto e subito senza darle il tempo di crescere, di maturare tecnicamente?
A livello giovanile, sono tante le atlete in cui credere. C'è chi va avanti e chi no. Una carriera è composta di tante situazioni, di tanti momenti da sfruttare. Può capitare di sbagliare squadra o allenatore, di non trovarsi al posto giusto nel momento giusto. O magari è l'atleta che in quella stagione non è concentrata e non gioca come sa. C'è un vissuto personale che non sempre congiura a favore di un esito positivo. Io spero ancora di potere diventare una giocatrice importante. Con il senno di poi, avrei potuto fare un altro anno in A2 prima di andare a Pesaro, in A1, in una squadra con gente fortissima...”.
In quella Scavolini giocavano, tra le altre, Costagrande, Ferretti, Guiggi, Skowronska, Senna Usic, Wijnhoven...
Sì – sottolinea Laura – sarebbe stato meglio continuare a crescere in una categoria inferiore. L'ho notato non solo a livello personale, ma anche per altre atlete della mia età che sono state “buttate” da giovani in campionati di livello superiore al loro. Ciò ha impedito una crescita graduale. E' un errore che si fa spesso quando per una giovane si prospetta una grande carriera. Sono pensieri che hanno accompagnato le mie stagioni e di cui ho parlato con le compagne di squadra osservando che bravissime giocatrici non miglioravano più. Spesso sono le società a spingere troppo, dimenticando che le giovani hanno bisogno di una crescita graduale...”.

"C'è grande differenza tra giocare per divertimento e farlo come lavoro. Lasciate che le giovani crescano gradualmente”

Forse è anche colpa del suo esordio nella Supercoppa vinta a Torino. Giocò così bene che si pensò che il suo limite fosse il cielo. In seguito non le si perdonò quasi niente.
E' vero... ero giovane e non mi rendevo conto che stavo passando dal giocare per puro divertimento al farlo per lavoro. Sono due cose completamente differenti. E sono differenti le pressioni. Ecco cosa intendo quando parlo di crescita dell'atleta, che spesso non si rende conto in che mondo viene portata. Un conto è fare le cose come vengono, senza pensarci, perché ti stai divertendo, un'altra è concentrarsi sui risultati, sulle vittorie, sulle aspettative della società, dei tifosi. Ti trovi in un mondo diverso da quello che vivevi fino a poco tempo prima, quando l'unico pensiero era divertirsi”.

"Pesaro non ha colpe per la mia mancata crescita, ma ho sentito le critiche di chi tirava in ballo la mia bellezza dopo le partite giocate male”

Pesando le sue parole, viene da pensare che anche Pesaro abbia le sue colpe...
Non ci sono colpe e io non ho niente su cui recriminare, perché a Pesaro sono stata trattata benissimo e la società mi ha dato sempre fiducia. Era ovvio che nel primo anno avessi poco spazio e dovessi fare gavetta in una squadra così forte da sembrare assurda. Nelle stagioni successive la situazione non è cambiata, ma può essere dipeso anche dalla mia mancata crescita. Se una rimane allo stesso livello per un determinato periodo, ha bisogno di una spinta in più e io sono andata a prenderla a Crema, l'anno dopo. A Crema ho trovato un allenatore, Barbieri, che mi ha dato tantissima fiducia. E' stato molto importante per me, anche facendomi capire che alcune carenze erano solo di testa. Per esempio, la ricezione, che è stata sempre la mia etichetta negativa. La critica sottolineava che non era di alto livello, ma dipendeva dal fattore mentale. Io mi sentivo meno forte e portavo in campo la mia paura. E' un problema comune a numerosi atleti. Grazie ai consigli di Barbieri, ho imparato a fregarmene. E ho imparato a mettere il massimo impegno in ogni allenamento, considerandolo come una partita, concentrandomi allo stesso modo nel lavoro quotidiano e nella sintesi della settimana, la gara. Tenete in mente questo dato: a Crema arrivai che non avevo 21 anni. Prima, questi insegnamenti non riuscivo a capirli. Puoi apprenderli in un processo graduale...”.
La sua risposta ha anticipato una mia domanda: ovvero la differenza tra le qualità offensive, notevoli, e le difficoltà in ricezione e in difesa. Ha risposto già, inutile riproporla. Però c'è un collegamento: si dice che la difesa sia il frutto del sacrificio. Di lei – con evidente cattiveria – si è detto che non aveva voglia di sacrificarsi. E si parlava soprattutto della sua bellezza che forse la portava a pensare di fare altre cose, la modella, l'attrice, ma le toglieva la voglia d'allenarsi. Cattiveria, ma anche invidia, credo. L'ha sentita, la situazione? Di più: l'ha subita?
Una splendida immagine di Laura (dalla pagina Facebook)
L'ho sentita abbastanza. Nel senso che mi dispiaceva essere considerata solo sotto questo aspetto. Una partita giocata male poteva essere giustificata in tanti modi. Invece veniva tirata in ballo la bellezza, ipotizzando che io non pensassi alla pallavolo ma ad altre cose che, in realtà, non mi interessavano. Mi sono sempre reputata meno di quel che si diceva. Non so se fosse invidia, però in alcuni commenti ho avvertito questo tipo di critica: mi hanno fatto tanto male. Chi non resterebbe male sentendo “Laura è in panchina in serie A1 solo perché è bella”, quando invece ci ero arrivata perché qualcuno aveva creduto in me...”.
Come confermano i premi citati, compreso quello – che avevo dimenticato – di migliore schiacciatrice della Girl League 2008.
Infatti. Sarebbe meglio ignorare i commenti, ma ogni atleta ha un punto debole in cui i critici possono infilarsi. E c'è chi è più sensibile e chi meno. Io sono molto sensibile e ho ascoltato critiche e letto articoli contenenti parole che mi hanno dato fastidio, che mi hanno fatto male. Solo dopo ho imparato a ignorarli, capendo che la gente avrà sempre da ridire. Lo fa con grandi campioni, figuriamoci con me che gioco in uno sport cosiddetto minore. Non conoscevo questo mondo. Ero cresciuta nella squadra davanti a casa, stavo con i miei e vedevo nella pallavolo solo piacere e divertimento, mettendo prima lo studio e altri progetti di vita. Mi ci sono trovata dentro e non ero pronta”.

"Ho valori diversi e più importanti e ho sempre pensato alla pallavolo, non ad altre opportunità”


Non conosco Laura se non per quanto riguarda le partite, gli allenamenti. Chi la conosce bene, mi ha detto che se è bella fuori, lo è soprattutto dentro. Le sue parole lo confermano. Noi critici, noi tifosi, noi appassionati le abbiamo rubato qualcosa con le nostre parole in libertà. Dovremo pensarci mille volte prima di spenderle, magari per evitare di ripeterci con altre ragazze come Laura.
Ancora Laura dalla pagina Facebook
Ho cercato di dimostrare che non ero quella di cui parlavano altri, che ho valori diversi e più importanti, che ho sani principi e comportamenti, che tengo alle amicizie anche al di fuori della pallavolo, che tengo a un sorriso in più. Mi rendo conto che altri ti vorrebbero rendere cattiva, ma io sono testarda e preferisco essere così come sono, educata e rispettosa degli altri”.

"Quest'anno più che mai non ci sono squadre da sottovalutare. Pesaro stia attenta a Chieri, un'avversaria ostica”

Una lunga chiacchierata partita da una premessa: Laura gioca con Forlì che ha appena affrontato e sconfitto la Fenera Chieri, prossima avversaria della myCicero Pesaro che la giocatrice romana ha incontrato nel torneo di Cervia. Laura e compagne, che avevano sofferto nell'esordio, espugnando Settimo Torinese solo al tie-break, domenica scorsa hanno vinto facilmente, ma...

Secondo me, quest'anno più che mai, in A2 non c'è alcuna squadra da sottovalutare. Soprattutto in questa fase di campionato, quando si devono trovare gli automatismi. Il nostro esordio nel campo della Lilliput è stato complicato. Loro – neopromosse con tanta voglia di mettersi giustamente in mostra - hanno difeso tanto, rimanendo sempre attaccate al punteggio. Chieri ci ha messo in difficoltà nel primo set, poi siamo riuscite a fare il nostro gioco, eliminando i loro punti forti. Ritengo, però, che Pesaro non possa e non debba sottovalutare le piemontesi, che sono avversarie ostiche, soprattutto in casa. Ho giocato per due stagioni con Natalia Serena (a Montichiari; ndr): è una dura a morire, non s'arrende mai. E le altre mi sembrano come Natalia. Chieri ha ottime centrali e un ottimo muro. Ma anche Pesaro mi piace molto. Quando l'abbiamo incontrata era priva della Liliom e come squadra aveva cose da sistemare. Sarei curiosa di vederla all'opera oggi, ma sono certa che con un tecnico come Matteo Bertini possa fare molto bene. Ha una grande difesa e a Cervia ci ha messo in difficoltà. Tra Chieri e Pesaro prevedo una buona partita”.

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