Sorbo con Matteo Bertini abbracciato da Barbara Rossi (pagina Facebook Volley Pesaro) |
Il presidente del Volley Pesaro racconta il sabato infinito, toglie i sassolini dedica la promozione "a chi è stato con noi dalla prima ora"
@LucianoMurgia
“Maggio
è tempo di verdetti per tutte le categorie del #volleyrosa. Volley
Pesaro batte in trasferta Omia Volley ed è la prima formazione
promossa in A2! Congratulazioni alla formazione di patron #Sorbini”.
Congratulazioni firmate Lega Pallavolo Serie A Femminile, di cui il
Volley Pesaro torna a fare parte a pieno diritto.
Eccolo,
allora, il patron, ospite di appuntidisport, che racconta come ha
vissuto un indimenticabile sabato 23 maggio... A pensarci bene, se la
promozione fosse arrivata 24 ore dopo, ci sarebbe stato da proporre
un’altra musica epica, patriottica, tipo la Canzone del Piave
composta dal maestro Gaeta.
Per
carità, basta guerre, basta morti, basta armi, meglio La guerra di
Piero, del grande poeta Fabrizio De André. Inciso: mercoledì e
giovedì, l’Uci Cinemas in zona Adriatic Arena proporrà un film
dedicato all’ultimo concerto dell’indimenticabile cantautore
genovese.
Scusate
il salto dal palasport al cinema, torniamo a Giancarlo Sorbini, al
suo sabato a casa, come sempre, che però prevedeva un importante
appuntamento: l’assemblea annuale di Banca di Pesaro...
“Come
sapete, non voglio conoscere il risultato parziale, altrimenti vado
in confusione da ansia. Aspetto il finale. Sabato ho messo in
agitazione mezza banca, perché l’assemblea è finita intorno alle
20. Poi siamo andati a cena. I commensali vedevano che ero alle prese
con il... telefono. Ero decisamente in ansia, molto teso, come già
in gara 1. Al contrario, vedevo Barbara più tranquilla... Forse
esagero... Più che tranquilla, consapevole del valore della nostra
squadra. Io aspettavo... ma ogni mezz’ora in più significava che
si giocava un altro set...”.
Tenendo
presente che il quarto parziale, complice l’infortunio di Deborah
Liguori (che per fortuna sta bene, erano solo crampi), è durato
un’infinità, possiamo comprendere come Sorbo contasse i minuti,
anzi i secondi.
“...io
ero lì, a tavola, e non capivo cosa accadeva a Cisterna. Tantissima
ansia e altrettanta paura. Poi, finalmente, il messaggio di Barbara:
“Siamo in A”. Bello!”.
Lei
dice che Barbara era più tranquilla. O più consapevole. Avrebbe
dovuto vederla: le sue lacrime hanno rischiato di trasformare la
palestra pontina in una piscina. Emozioni incancellabili.
“Mi
hanno detto... E io prendo in giro anche Martina Bordignon, che in
quanto a lacrime non è stata seconda...”.
Però,
lei, per scaramanzia, non voleva le magliette celebrative, ma a fine
partita ha chiesto che Mauro Filippini, che le ha progettate e fatte
realizzare, ne mettesse una da parte.
“Io
non volevo preparare niente. Non l’ho fatto mai, neppure in serie
A. Però che io non le faccia non significa che altri non possano
farle. E ho detto a Mauro di non trovarsi impreparato. Lui mi ha
risposto – ridendo – che non dovevo preoccuparmi”.
Ho
chiesto una dedica a Barbara. Mi ha risposto che una delle cose più
belle è stata “rivedere il sorriso di Sorbo”. Lei a chi dedica
questo successo?
“A
noi, a tutti noi, a tutti quelli che sono stati vicini al Volley
Pesaro, dalla prima ora. Il concetto della prima ora è, a mio
parere, determinante. Se non avessimo avuto l’affetto, sentito la
vicinanza di queste persone, a iniziare da chi capiva che c’erano
mesi particolari, qualche ritardo fisiologico nei pagamenti, sarebbe
stato difficile andare avanti. Ecco, dedico la promozione a chi è
stato con noi solo per passione, con la stessa passione che aveva
quando eravamo in A1. Poche persone, forse, ma molto importanti per
noi. Con i playoff, è aumentato il numero di tifosi, ma anche di
giornalisti. E’ normale, il mondo è questo...”.
Una
dedica speciale è per Barbara, co-presidente e moglie.
“Conta
che io avessi l’appoggio di Barbara e lei potesse contare sul mio
sostegno. Insieme abbiamo condiviso tutte le problematiche, sportive
e non. Alla dedica per lei, unisco quella per tutte le persone che ci
hanno voluto bene. Come fai a non dedicare la promozione ai Balusch,
tifosi fantastici, sempre al seguito della squadra, grazie a una
passione purissima che ha fatto riversare sulle ragazze lo stesso
affetto nutrito per quelle che vincevano gli scudetti? Non dimentico,
ovviamente, Matteo Bertini e gli altri allenatori, e i fisioterapisti
Gabriele Palucci e Claudio Di Lorenzi, che non ci seguono solo per
lavoro, ma per passione”.
Adesso?
“Ho
un sassolino che volevo togliermi dalla scarpa. Sembra lo slogan
obamiano, Yes we can, si può fare. Secondo me, i nostri principi, le
nostre modalità, un certo tipo di professionalità, non di
professionismo, insieme con l’affetto che fa parte del nostro
mondo, prima o poi pagano. Nei messaggi che ci stanno arrivando, è
evidente che altri hanno capito veramente chi siamo: correttezza,
vicinanza alle ragazze, sapere stare ognuno al posto proprio, ma
anche la dicotomia tra me e Barbara, per cui certe situazioni le
affronta lei, per altre intervengo io, e insieme si condividono.
Ottenere risultati senza scorciatoie, ci rende orgogliosi. Come
sapete, la scorsa estate abbiamo avuto la possibilità di partecipare
addirittura alla serie A1, ma – grazie alla caparbietà di Barbara,
e di tutti noi – abbiamo ritenuto che, piano piano, con i nostri
principi, saremmo riusciti a ritornare dove molti ritengono ci
competa. E’ la soddisfazione maggiore. Godiamocela, vivendo lo
sport a modo nostro, con grande rispetto, senza arroganza...”.
Ancora
un riconoscimento a Barbara...
“Che
ha allestito la squadra in un certo modo, con grande attenzione alle
persone, non solo all’aspetto tecnico. Tasselli che formano
incastri perfetti, che danno vita a un gruppo ricco di valori umani.
Se uno ha un budget da 6-700mila euro, può costruire una squadra di
un certo tipo. Facile, no? Ma non è scontato che sia anche vincente.
Le nostre idee sono diverse: volevamo partire dal gruppo, con ragazze
che inseguivamo noi, con allenatori che volevamo noi. Abbiamo
dimostrato che si può fare, a modo nostro. Ce l’abbiamo fatta,
lasciatemela godere”.
Dovrà
rimettere piede in Lega Pallavolo...
“Ci
è arrivato già un messaggio simpaticissimo, firmato da Marco
Brunale, segretario generale della Lega Pallavolo Serie A Femminile.
Altri da gente a cui evidentemente piacciamo. Mi sembra che il nostro
comportamento sia un bellissimo spot per la pallavolo. Il movimento
vive di tantissime società come la nostra, è pieno di dirigenti che
lavorano solo per spirito sportivo, al servizio di questa disciplina.
I messaggi ricevuti sottolineano i nostri meriti, sia per il passato
sia per il presente. Molti ci volevano in serie A. Due anni fa
abbiamo chiuso, dichiarando fallimento. Potevamo andare avanti,
facendo quel che si poteva. Noi abbiamo preferito ripartire,
recuperando piano piano il nostro ruolo, fino a proporre una squadra
come quella che ha vinto il campionato...”.
Sorbini
si toglie qualche sassolino, ma allo stesso non dimentica chi ha dato
una mano importante.
“L’Aspes,
che ci è venuta incontro avendo capito che non siamo più la società
ricca che partecipava alla serie A1, aiutandoci sia per il campo sia
in occasione di gara 1 dei playoff”.
Il
Volley Pesaro piace ovunque...
“Pensate
che c’è una ragazza che vorrebbe trasferirsi a Pesaro per darci
una mano. Mi ha scritto: “Mi parlano tutti molto bene della vostra
società: mi basta vitto e alloggio, vorrei lavorare con voi. Farò
tutto, dalla segreteria all’allenatrice”. Quando ho letto questo
messaggio, vedendo da dove arriva, ho pensato: non devo raccontarlo,
ma è più forte di me fare sapere che idea hanno di noi, del Volley
Pesaro, della nostra città. E vorrei ricordare Mara Giurgola, che ci
ha regalato i portachiavi personalizzati”.
Eppure
spunta un altro sassolino nella scarpa di Sorbo.
“Ho
un rammarico: è possibile che per fare parlare di noi, a Pesaro,
dobbiamo vincere 26 partite su 28? Pazienza, non cambieremo,
continueremo con il nostro metodo: profilo basso, tanto lavoro,
massima attenzione alle ragazze, alle loro esigenze, ai loro
problemi, per fare sentire loro che sono a casa, anzi in famiglia. E
mettere gli allenatori nelle condizioni di fare bene.Ed è davvero
incredibile la risposta ottenuta da tre allenatori – Matteo
Bertini, Gigi Portavia e Luca Nico – che sono completamente diversi
uno dall’altro, ma hanno lavorato in maniera meravigliosa”.
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