martedì 17 febbraio 2015

VOLLEY, LA BELLEZZA DI UNO SPORT SENZA "CHEAT". AL CALCIO NON BASTA UN DAMIANO TOMMASI

@LucianoMurgia
Mi hanno detto che l'articolo sulle differenze – evidenti – tra calcio e pallavolo non è piaciuto a tutti. Ovvio. Per fortuna non viviamo nella Bulgaria comunista che eleggeva i vertici del Paese con il 99 per cento.
Ognuno ha le proprie opinioni, rispettabili, ed è libero di adorare il calcio anche quando offre – accidenti se ne offre, tutti i giorni – cattivi esempi.
Io preferisco i fatti, che sono indiscutibili e confermano che la sportività che si respira sotto rete è praticamente sconosciuta nei campi di calcio, dove peraltro non mancano eccezioni eccellenti.
Damiano Tommasi, una splendida persona (pagina Facebook Aic)
Una di queste riguarda Damiano Tommasi, ex grande calciatore dell'Hellas Verona e della Roma, oggi alla guida dell'Aic (Associazione Italiana Calciatori), il sindacato dei giocatori.
Facendo il giornalista sportivo, ho avuto il piacere, anzi la fortuna, di conoscere Damiano Tommasi. Era ospite dell'Us Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) che – a fine anni Novanta - disputava a Fano le finali nazionali. Ricordo che incontrarlo mi incuriosiva, dopo avere letto che qualcuno – con il solito modo di fare italiano che tende a denigrare le persone per bene – lo aveva definito “un'anima candida”.
Damiano Tommasi era, è una bella persona. Il suo approccio agli altri lontano mille miglia dal tipico impatto del calciatore medio, Rolex Daytona al polso, Porsche o Ferrari in garage. Arrivò guidando un'auto da gente comune. Rifiutò un invito in un ristorante di lusso avanzato da alcuni tifosi romanisti, “perché mangio con la gente delle Acli”. Raccontò un episodio che riguardava una figlia: “La maestra aveva dato un tema sul lavoro dei propri genitori. Mia figlia, solitamente molto brava, aveva il foglio bianco. La maestra, incuriosita, le chiese perché. “Non so cosa scrivere, rispose lei, perché mio papà non lavora, gioca...”. Capito?
Domanda: quanti Damiano Tommasi ci sono nel calcio italiano? Pochi, purtroppo. Credo che i primi a esserne soddisfatti siamo i dirigenti, che preferiscono calciatori “donne e champagne” a persone per bene. E i tifosi? E i giornalisti sportivi? Amano, o comunque danno l'impressione di amare, chi si tuffa, chi ruba un rigore, chi è furbo. Conta solo il risultato finale. Che sia arrivato con un rigore rubato, con un gol non visto, è avversato solo dai tifosi delle altre squadre.
In Inghilterra, dove la cultura sportiva è decisamente migliore, chi si tuffa per rubare un rigore è preso di mira anche dai propri tifosi, che gli urlano “cheat!”, imbroglione. Da noi la furbizia è un pregio, in altre latitudini è imbroglio, e di conseguenza è detestata.
In Italia viene eletto presidente federale Tavecchio, con tutto ilo suo passato. All'estero la sua candidatura non sarebbe neppure avanzata. Presa in esame, poi, per carità. In Italia un condannato ed escluso dal parlamento viene invitato al Quirinale alla cerimonia d'insediamento del nuovo Presidente della Repubblica e addirittura prende accordi con il presidente del Consiglio su come cambiare la costituzione...
Il calcio sarà anche il gioco (no, sport proprio no) più amato dagli italiani, ma quando, dopo gli ennesimi morti ammazzati tra tifosi e forze dell'ordine, si decise di imitare il rugby, dando vita al terzo tempo, con gli scambi di saluti a fine partita, furono molti gli scettici. Durerà poco, dissero: “Il fair play è lontano anni luce dagli interessi dei singoli club, da persone come molti dirigenti”. Avevano ragione.
Non più tardi di dieci giorni fa Milan e Juventus hanno litigato – con tanto di immagini – su un fuorigioco millimetrico, con Galliani - l'uomo delle “Luci a Marsiglia” - che da “Dottore”, come lo chiamano i milanisti, era ritornato... Geometra.
Matey Kaziyski, super giocatore di Trento (pagina Facebook)
A Milano, il 22 aprile 2012, si giocò la finale tra Lube Macerata e Itas Diatec Trentino. Lo scudetto della pallavolo maschile assegnato in una partita secca, decisa – dopo 5 incredibili set – da una palla contestata, una schiacciata di Matey Kaziyski, vista fuori dagli arbitri, che forse era dentro. Le polemiche durarono 5 minuti, poi tutti a fare festa. I tifosi maceratesi a festeggiare i vincitori, i trentini a consolare gli sconfitti.

Più o meno come nel calcio, vero?

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