lunedì 25 maggio 2015

GIANCARLO SORBINI: "IN SERIE A2 A MODO NOSTRO"

Sorbo con Matteo Bertini abbracciato da Barbara Rossi (pagina Facebook Volley Pesaro)
Il presidente del Volley Pesaro racconta il sabato infinito, toglie i sassolini dedica la promozione "a chi è stato con noi dalla prima ora"

@LucianoMurgia
Maggio è tempo di verdetti per tutte le categorie del #volleyrosa. Volley Pesaro batte in trasferta Omia Volley ed è la prima formazione promossa in A2! Congratulazioni alla formazione di patron #Sorbini”. Congratulazioni firmate Lega Pallavolo Serie A Femminile, di cui il Volley Pesaro torna a fare parte a pieno diritto.
Eccolo, allora, il patron, ospite di appuntidisport, che racconta come ha vissuto un indimenticabile sabato 23 maggio... A pensarci bene, se la promozione fosse arrivata 24 ore dopo, ci sarebbe stato da proporre un’altra musica epica, patriottica, tipo la Canzone del Piave composta dal maestro Gaeta.
Per carità, basta guerre, basta morti, basta armi, meglio La guerra di Piero, del grande poeta Fabrizio De André. Inciso: mercoledì e giovedì, l’Uci Cinemas in zona Adriatic Arena proporrà un film dedicato all’ultimo concerto dell’indimenticabile cantautore genovese.
Scusate il salto dal palasport al cinema, torniamo a Giancarlo Sorbini, al suo sabato a casa, come sempre, che però prevedeva un importante appuntamento: l’assemblea annuale di Banca di Pesaro...
Come sapete, non voglio conoscere il risultato parziale, altrimenti vado in confusione da ansia. Aspetto il finale. Sabato ho messo in agitazione mezza banca, perché l’assemblea è finita intorno alle 20. Poi siamo andati a cena. I commensali vedevano che ero alle prese con il... telefono. Ero decisamente in ansia, molto teso, come già in gara 1. Al contrario, vedevo Barbara più tranquilla... Forse esagero... Più che tranquilla, consapevole del valore della nostra squadra. Io aspettavo... ma ogni mezz’ora in più significava che si giocava un altro set...”.
Tenendo presente che il quarto parziale, complice l’infortunio di Deborah Liguori (che per fortuna sta bene, erano solo crampi), è durato un’infinità, possiamo comprendere come Sorbo contasse i minuti, anzi i secondi.
...io ero lì, a tavola, e non capivo cosa accadeva a Cisterna. Tantissima ansia e altrettanta paura. Poi, finalmente, il messaggio di Barbara: “Siamo in A”. Bello!”.
Lei dice che Barbara era più tranquilla. O più consapevole. Avrebbe dovuto vederla: le sue lacrime hanno rischiato di trasformare la palestra pontina in una piscina. Emozioni incancellabili.
Mi hanno detto... E io prendo in giro anche Martina Bordignon, che in quanto a lacrime non è stata seconda...”.
Però, lei, per scaramanzia, non voleva le magliette celebrative, ma a fine partita ha chiesto che Mauro Filippini, che le ha progettate e fatte realizzare, ne mettesse una da parte.
Io non volevo preparare niente. Non l’ho fatto mai, neppure in serie A. Però che io non le faccia non significa che altri non possano farle. E ho detto a Mauro di non trovarsi impreparato. Lui mi ha risposto – ridendo – che non dovevo preoccuparmi”.
Ho chiesto una dedica a Barbara. Mi ha risposto che una delle cose più belle è stata “rivedere il sorriso di Sorbo”. Lei a chi dedica questo successo?
A noi, a tutti noi, a tutti quelli che sono stati vicini al Volley Pesaro, dalla prima ora. Il concetto della prima ora è, a mio parere, determinante. Se non avessimo avuto l’affetto, sentito la vicinanza di queste persone, a iniziare da chi capiva che c’erano mesi particolari, qualche ritardo fisiologico nei pagamenti, sarebbe stato difficile andare avanti. Ecco, dedico la promozione a chi è stato con noi solo per passione, con la stessa passione che aveva quando eravamo in A1. Poche persone, forse, ma molto importanti per noi. Con i playoff, è aumentato il numero di tifosi, ma anche di giornalisti. E’ normale, il mondo è questo...”.
Una dedica speciale è per Barbara, co-presidente e moglie.
Conta che io avessi l’appoggio di Barbara e lei potesse contare sul mio sostegno. Insieme abbiamo condiviso tutte le problematiche, sportive e non. Alla dedica per lei, unisco quella per tutte le persone che ci hanno voluto bene. Come fai a non dedicare la promozione ai Balusch, tifosi fantastici, sempre al seguito della squadra, grazie a una passione purissima che ha fatto riversare sulle ragazze lo stesso affetto nutrito per quelle che vincevano gli scudetti? Non dimentico, ovviamente, Matteo Bertini e gli altri allenatori, e i fisioterapisti Gabriele Palucci e Claudio Di Lorenzi, che non ci seguono solo per lavoro, ma per passione”.
Adesso?
Ho un sassolino che volevo togliermi dalla scarpa. Sembra lo slogan obamiano, Yes we can, si può fare. Secondo me, i nostri principi, le nostre modalità, un certo tipo di professionalità, non di professionismo, insieme con l’affetto che fa parte del nostro mondo, prima o poi pagano. Nei messaggi che ci stanno arrivando, è evidente che altri hanno capito veramente chi siamo: correttezza, vicinanza alle ragazze, sapere stare ognuno al posto proprio, ma anche la dicotomia tra me e Barbara, per cui certe situazioni le affronta lei, per altre intervengo io, e insieme si condividono. Ottenere risultati senza scorciatoie, ci rende orgogliosi. Come sapete, la scorsa estate abbiamo avuto la possibilità di partecipare addirittura alla serie A1, ma – grazie alla caparbietà di Barbara, e di tutti noi – abbiamo ritenuto che, piano piano, con i nostri principi, saremmo riusciti a ritornare dove molti ritengono ci competa. E’ la soddisfazione maggiore. Godiamocela, vivendo lo sport a modo nostro, con grande rispetto, senza arroganza...”.
Ancora un riconoscimento a Barbara...
Che ha allestito la squadra in un certo modo, con grande attenzione alle persone, non solo all’aspetto tecnico. Tasselli che formano incastri perfetti, che danno vita a un gruppo ricco di valori umani. Se uno ha un budget da 6-700mila euro, può costruire una squadra di un certo tipo. Facile, no? Ma non è scontato che sia anche vincente. Le nostre idee sono diverse: volevamo partire dal gruppo, con ragazze che inseguivamo noi, con allenatori che volevamo noi. Abbiamo dimostrato che si può fare, a modo nostro. Ce l’abbiamo fatta, lasciatemela godere”.
Dovrà rimettere piede in Lega Pallavolo...
Ci è arrivato già un messaggio simpaticissimo, firmato da Marco Brunale, segretario generale della Lega Pallavolo Serie A Femminile. Altri da gente a cui evidentemente piacciamo. Mi sembra che il nostro comportamento sia un bellissimo spot per la pallavolo. Il movimento vive di tantissime società come la nostra, è pieno di dirigenti che lavorano solo per spirito sportivo, al servizio di questa disciplina. I messaggi ricevuti sottolineano i nostri meriti, sia per il passato sia per il presente. Molti ci volevano in serie A. Due anni fa abbiamo chiuso, dichiarando fallimento. Potevamo andare avanti, facendo quel che si poteva. Noi abbiamo preferito ripartire, recuperando piano piano il nostro ruolo, fino a proporre una squadra come quella che ha vinto il campionato...”.
Sorbini si toglie qualche sassolino, ma allo stesso non dimentica chi ha dato una mano importante.
L’Aspes, che ci è venuta incontro avendo capito che non siamo più la società ricca che partecipava alla serie A1, aiutandoci sia per il campo sia in occasione di gara 1 dei playoff”.
Il Volley Pesaro piace ovunque...
Pensate che c’è una ragazza che vorrebbe trasferirsi a Pesaro per darci una mano. Mi ha scritto: “Mi parlano tutti molto bene della vostra società: mi basta vitto e alloggio, vorrei lavorare con voi. Farò tutto, dalla segreteria all’allenatrice”. Quando ho letto questo messaggio, vedendo da dove arriva, ho pensato: non devo raccontarlo, ma è più forte di me fare sapere che idea hanno di noi, del Volley Pesaro, della nostra città. E vorrei ricordare Mara Giurgola, che ci ha regalato i portachiavi personalizzati”.
Eppure spunta un altro sassolino nella scarpa di Sorbo.

Ho un rammarico: è possibile che per fare parlare di noi, a Pesaro, dobbiamo vincere 26 partite su 28? Pazienza, non cambieremo, continueremo con il nostro metodo: profilo basso, tanto lavoro, massima attenzione alle ragazze, alle loro esigenze, ai loro problemi, per fare sentire loro che sono a casa, anzi in famiglia. E mettere gli allenatori nelle condizioni di fare bene.Ed è davvero incredibile la risposta ottenuta da tre allenatori – Matteo Bertini, Gigi Portavia e Luca Nico – che sono completamente diversi uno dall’altro, ma hanno lavorato in maniera meravigliosa”.

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