@LucianoMurgia
Mosca 1980, Pietro Mennea vince l'oro nei 200 metri |
"E chi sei, Mennea?”. Negli anni Settanta, bastava essere più veloci
degli altri, in strada o all'Oratorio, per sentirsi rivolgere questa
frase, misto di stupore e invidia. Dovrebbe essere valida ancora
oggi, nel tempo di Usain Bolt, perché Mennea Pietro (nato a Barletta
il 28 giugno 1952, morto a Roma il 21 marzo 2013) è ancora l'uomo
più veloce d'Italia e d'Europa.
Il
suo tempo nei 200 metri – 19 secondi 72 centesimi, stabilito 12
settembre 1979, a Città del Messico – ha resistito 17 anni,
migliorato dallo statunitense Michael Johnson (prima 19''66, poi
19''32 . Oggi appartiene al giamaicano Usain Bolt, che a Pechino
(2008) ha corso in 19''30, poi a Berlino (2009), in 19''19.
Ero
a Berlino, il 20 agosto 2009, a pochi metri dal traguardo, immerso in
un pezzo di Giamaica trasferito nella tribuna centrale dello Stadio
Olimpico. Guardando il tabellone con l'ordine d'arrivo, pensai subito
che il Grande Pietro sarebbe arrivato secondo, precedendo Edward, che
aveva chiuso con 19''81.
Palazzo Montani Antaldi, venerdì 6 marzo, ore 17,30
La
premessa per ricordare che alle ore 17,30, Palazzo Montani Antaldi,
Auditorium della Fondazione Cassa di Risparmio, il Circolo della
Stampa presenta “Un
ritratto inusuale, intimo ai limiti della rivisitazione e
dell'inedito: questo il succo del "Mennea
segreto",
documentario realizzato dalla giornalista di Repubblica Emanuela
Audisio
e dalla 3D Produzioni. Al centro dello schermo ci saranno la vita, la
carriera e i record dell'immenso velocista barlettano che ha lasciato
in eredità una sequela di insegnamenti e record difficilmente
emulabili. L'evento ha rappresentato la chiusura della nona edizione
del Festival Internazionale del Film di Roma. Nel suo docu-film
Emanuela Audisio ha cercato di percorrere strade nuove, raccontando
qualcosa sulla vita privata del velocista barlettano grazie a molte
illustri testimonianze, tra cui quella della moglie e del professor
Carlo Vittori, passando per il giornalista Gianni Minà e per gli
attuali presidenti di Fidal e Coni, Alfio Giomi e Giovanni Malagò”.
Emanuela
Audisio, giornalista e scrittrice, è – a mio modesto parere – la
prima firma del giornalismo sportivo italiano. Ma non solo. Lei ha
una capacità semplicemente straordinaria di raccontare storie e
personaggi. Lei non scrive, dipinge. Come Leonardo, che passava dalla
Gioconda all'Uomo vitruviano, dalla pittura all'architettura,
Emanuela racconta di atletica e di boxe, di basket e di calcio con la
stessa facilità. Che scriva di Usain Bolt o di Muhammad Alì, di
Messi o di Ettore Messina, il risultato è lo stesso: da leggere
tutto d'un fiato, affascinati da una narrazione impareggiabile.
Si
può immaginare con quanta delicatezza abbia raccontato il Mennea
Segreto, svelando, appunto, storie sconosciute di un campione
vivisezionato da tutti, conosciuto da pochi. Un uomo che ha dato
tanto allo Sport italiano, incapace -s peso – di ricordarli, meno
che meno di riconoscerglieli. Un atleta, un asceta, che ha vissuto
con lo stesso tormento la carriera sportiva e quella politica.
Ricordo
ancora un articolo, credo firmato da Vanni Loriga per il Corriere
dello Sport, che raccontava l'ennesima grande prestazione della
Freccia del Sud. Giunto al ristorante, in una serata torrida, Pietro
non dimenticò di mettere la cintura elastica per proteggere il suo
corpo e ordinò una bottiglia d'acqua a temperatura ambiente.
Vedere
il film e ascoltare le parole di Emanuela Audisio, che sarà
nell'Auditorium, sarà una lezione di vita e di Sport, per tutti.
Ingresso
libero fino a esaurimento dei posti.
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