di
GIADA BIAGIOLI
Giada e la novarese Kimberly Hill |
Ogni
volta che metto piede in un palazzo dello sport, esce fuori una parte
di me che nella quotidianità non sempre riesce ad emergere. In quei
magici palasport, dove si respira aria di pallavolo, io mi sento
sempre a casa, ed è come se il tempo si fermasse.
Due
giorni strepitosi, in campo e fuori
La
due giorni di Rimini, per le Final-4 di Coppa Italia femminile, è
stata strepitosa. In campo e fuori dal campo.
Sugli
spalti ho abbracciato amici e amiche che non vedevo da mesi, alcuni
da anni, amici di Conegliano, Novara e Busto, ma anche di Vicenza,
Milano e chi più ne ha più ne metta. Gli amici della pallavolo,
quelli che nonostante il tempo e la distanza, è come se li
conoscessi da sempre e li vedessi ogni giorno.
Il
105 Stadium, che solo 5 anni fa aveva ospitato anche Pesaro per
l’evento, mi ha riportato alla mente tanti ricordi indelebili, che
oggi sembrano quasi appartenere “ad un’altra vita”.
In
realtà si tratta di un passato abbastanza recente, vivo e difficile
da dimenticare, a testimoniarlo anche la maglia numero 14 pesarese di
Martina Guiggi esposta all’entrata, assieme ad altri cimeli del
volley.
Uno
spettacolo coinvolgente, peccato quel cartellino rosso
In
campo lo spettacolo è stato coinvolgente quanto fuori, a partire
dalle semifinali, fino alla finale, una delle partite più belle
degli ultimi anni.
Nella prima semifinale, l’Igor Gorgonzola Novara ha affrontato un po’ contratta l’Imoco Volley Conegliano, anche per merito delle venete che hanno giocato alla pari contro la capolista e hanno poco o nulla da recriminarsi. Peccato per quel fallo fischiato ingiustamente ad Ozsoy (non era accompagnato il pallonetto, a detta di molti) e un cartellino rosso decisamente evitabile sul 22-21 per l’Imoco, che ha portato le ragazze di Pedullà avanti 23-22 nel quarto e decisivo set. Probabilmente Novara avrebbe vinto comunque il set, o forse no, forse avrebbe vinto il tie-break, o forse no. Difficile da dire. Comunque passa Novara.
Nella prima semifinale, l’Igor Gorgonzola Novara ha affrontato un po’ contratta l’Imoco Volley Conegliano, anche per merito delle venete che hanno giocato alla pari contro la capolista e hanno poco o nulla da recriminarsi. Peccato per quel fallo fischiato ingiustamente ad Ozsoy (non era accompagnato il pallonetto, a detta di molti) e un cartellino rosso decisamente evitabile sul 22-21 per l’Imoco, che ha portato le ragazze di Pedullà avanti 23-22 nel quarto e decisivo set. Probabilmente Novara avrebbe vinto comunque il set, o forse no, forse avrebbe vinto il tie-break, o forse no. Difficile da dire. Comunque passa Novara.
L'intramontabile
Piccinini, il braccione di Fabris
La
Yamamay Busto Arsizio, super favorita della seconda semifinale, si è
letteralmente “sciolta” davanti alla Liu-Jo Modena, trascinata da
un’intramontabile Francesca Piccinini e dal braccione di Samanta
Fabris.
Ci
si aspettava molto di più dalle ragazze di Parisi, che dopo un
inizio di stagione difficile, nelle ultime partite si erano riprese
alla grandissima, inanellando numerose vittorie sia in Italia che in
Europa, ed arrivavano in Romagna caricatissime sostenute dagli
immancabili ADF.
Busto ha dovuto far i conti con le condizioni
fisiche precarie di Valentina Diouf e Francesca Marcon, sostituita
egregiamente dalla giovanissima Alice Degradi, l’ultima ad
arrendersi nella metà campo biancorossa.
Come
detto, a sorpresa, passa Modena delle ex Francesca Ferretti, Giulia
Rondon, Elisa Muri e dell’ex team manager pesarese Otello
Pedini.
Igor Gorgonzola Novara e Liu-Jo Modena è la finalissima
della domenica, andata in scena in un palazzetto stracolmo.
Una
finale stupenda
Come
ho sottolineato prima, per me è stata un partita stupenda, con
numerosi colpi di scena: ad esempio la rimonta di Modena nel finale
di secondo set quando sul 19-14 tutto ormai sembrava perduto, o la
reazione di Novara alla fine del terzo parziale, che annullando tre
set-point alle ragazze di Beltrami si aggiudica il parziale 30-28.
L'Igor Gorgonzola ha vinto e può esultare (Foto Rubin/Lvf) |
Alla
fine ha vinto la favorita, la squadra che più meritava, dopo una
stagione giocata fin qui ad altissimi livelli, ma Modena ha lanciato
un segnale importante al campionato: con l’innesto di Ferretti può
vincere contro chiunque.
Che
dispiacere le lacrime di Monica De Gennaro
Finito
questo breve resoconto, scendo un po’ più nel personale. Nella
prima semifinale ho tifato Conegliano, soprattutto per la presenza
nel roster di Monica De Gennaro. Mi è dispiaciuto tantissimo vederla
in lacrime a fine partita; al termine di un match giocato comunque
punto a punto dall’Imoco e incerto fino all’ultimo. Monica ha
dimostrato di essere una delle migliori nel ruolo, anche se non lo si
scopre certo ora. In bocca al lupo per tutto Ministro della Difesa, e
come sempre spacca tutto.
Sono
stata comunque felice per il passaggio del turno di Novara, che
schiera in campo, e nello staff, un’infinità di ex-pesaresi, dal
mio primo idolo Martina Guiggi ad Alix Klineman, cresciuta
esponenzialmente grazie alle attenzioni di Luciano Pedullà, anche
lui professionista indimenticato sulla riva dell’Adriatico, alle
bimbe terribili Cristina Chirichella e Noemi Signorile.
L’ho
tralasciato volutamente prima, per soffermarmici ora: se la finale di
Coppa Italia è stata così spettacolare ed equilibrata, gran parte
del merito, a mio parere va a Francesca Ferretti.
Una
grandissima Ferretti
Scontro fra ex Ferretti-Chirichella (Rubin/Lvf) |
Con
due allenamenti sulle gambe con la nuova squadra, la regista
reggiana, ha riaperto un match che sembrava destinato a finire, dopo
il primo set, 3-0. Dopo il secondo set Modena avrebbe anche potuto
vincere la Coppa, e non avrebbe rubato assolutamente nulla.
Grandissima Francesca, davvero.
Guiggi
che alza la Coppa, una grande emozione
Arriviamo
alla premiazione, forse il momento più emozionante. Martina Guiggi
ha alzato al cielo la sua quarta Coppa Italia, proprio come ha fatto
in passato con tutti i trofei vinti a Pesaro e lì è stato un
deja-vu pazzesco.
Come Novara, tornata prima in A1 e poi alla
vittoria della Coppa Italia, l’augurio è che anche Pesaro torni
presto dove le compete.
Katarina
Barun, un esempio
Katarina Barun, Mvp (Rubin/Lvf) |
Questa
due giorni si è chiusa con le lacrime di Katarina Barun, per la
vittoria e per il meritatissimo premio di MVP. La croata è stata
infermabile in entrambi i match e ha dimostrato un’intelligenza
tecnico-tattica da vera top-player, alternando parallele, diagonali e
pallonetti con una maestria fuori dal comune. Kate è l’esempio
lampante che nonostante le difficoltà, gli infortuni e la sfortuna,
il lavoro paga. Mai smettere di crederci, nemmeno nei momenti più
bui, come ha fatto Novara, e come ha sempre fatto Pesaro in questi
anni. E qui, è scesa una lacrimuccia.
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