Ondina Valla, primo oro femminile italiano, a Berlino 1936 (dall'archivio Fidal) |
@LucianoMurgia
L'emancipazione
femminile attraverso i giochi olimpici. E' il titolo di un tema molto
intrigante, anche quasi tre millenni dopo le prime Olimpiadi. E'
soprattutto il titolo della mostra proposta dal Panathlon
International Club di Pesaro e dal Distretto Italia.
Una
mostra che trova il suo giusto spazio nella Sala Laurana del Palazzo
Ducale, in Piazza del Popolo, cuore della città.
Alle
ore 18 di oggi, venerdì 20 marzo, l'inaugurazione. Sabato, alle ore
17,30, il convegno “Il femminile nello sport”, con relazioni di
Gigliola Gori, vice presidente Ishpes (International Society for the
History of Physical Education and Sport), su “La donna nella storia
dello sport”; Lucia Morico, judoka, medaglia di bronzo ai Giochi
di Atene 2004: “La mia vita con lo sport”; Barbara Rossi,
pedagogista, pallavolista, presidente del Volley Pesaro che guida
imbattuto il campionato di serie B1: “Sport come strumento di
crescita”.
E'
annunciata la presenza di Luigi Pizzi, prefetto di Pesaro e Urbino;
Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, Giorgio Dainese, governatore Area 5
del Panathlon Club Pesaro; Alberto Paccapelo, presidente del
Panathlon Club Pesaro; Fabio Sturani, presidente Coni Marche.
Coordina Alberto Iaccarino.
Intanto,
è da applaudire subito la scelta del Panathlon di fare parlare del
tema a tre donne. Troppe volte abbiamo dovuto seguire convegni con
relatori decisamente lontani dai temi trattati.
Il
tema della mostra – che resterà aperta fino al 25 – è
strettamente attuale, in linea con i tempi che stiamo vivendo, dove
il fanatismo religioso sta facendo scempio, come già in passato, dei
diritti dell'individuo.
Di
recente, proprio la società presieduta da Barbara Rossi ha preso una
decisa posizione a favore di Ghoncheh Ghavami, la giovane
anglo-iraniana esclusa perché chiedeva di assistere alla partita di
pallavolo maschile tra Iran e Italia, in programma a Teheran.
Sono
trascorsi quasi tre millenni e ancora oggi le donne vengono escluse
da manifestazioni sportive. Allora in Grecia, dove gli uomini
gareggiavano nudi; oggi nei paesi governati da fanatici religiosi.
Attenzione,
però, il fanatismo non è a senso unico. Sembrerà stupido, magari è
solo scaramantico, ma ancora oggi atleti e atlete fanno il segno
della croce prima di una gara, di un calcio di rigore. Non per
chiedere la salute, la protezione durante una prova rischiosa, ma per
vincere, per fare gol.
Ecco,
allora, l'importanza offerta dalla presenza femminile ai giochi
olimpici, da una storia che ha regalato in passato e continua a
regalare oggi straordinari esempi, non solo successi.
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