Claudia,
centrale della myCicero Volley Pesaro, racconta il piacere di
studiare e giocare a pallavolo, un bell'esempio per chi pratica sport
@LucianoMurgia
“Con
il numero 16... l'ingegnere Claudia Di Marinooooo!”.
Chissà
come reagirebbe il pubblico del PalaCampanara se Gianfranco Ioele,
pirotecnico speaker della myCicero Volley Pesaro, presentasse così
la centrale fermana, 25 anni il prossimo 21 maggio.
Beh,
dovrebbe farlo anche con Sara Zannini, da poco laureata in Economia.
E con Alessia Ghilardi, dottore in Scienze Motorie. E con Rita
Liliom, che si è laureata negli Stati Uniti d'America, studiando –
e giocando - nella Kansas State University.
Pensate
che Sara e Claudia vivono nello stesso appartamento, con Joelle M'Bra
che si è presa un anno sabbatico, ma è spronata dalle compagne di
squadra e d'abitazione a riprendere gli studi.
Che
è quello che sta facendo Claudia, che due anni fa, nel luglio 2014,
ha conseguito la laurea triennale, ma vuole completare gli studi...
“Perché
mi piace portare a termine ciò che incomincio e non voglio lasciare
le cose a metà”.
Complimenti,
Claudia, anche per essere arrivati a capire che il suo ruolo nella
pallavolo non poteva che essere il centrale: chi meglio di un
ingegnere per fare i muri?
“Ah
ah... Mi sono laureata in ingegneria edile, corso di laurea triennale
e adesso sto affrontando la specialistica... Per prendere la prima
laurea ho impiegato quattro anni”.
Claudia il giorno della laurea in ingegneria |
Una
curiosità, anzi un consiglio, un esempio per altre sportive o
sportivi: come è riuscita a coniugare l'impegno nello studio con
quello sportivo.
“Sono
stata fortunata: ho giocato per cinque anni nell'Azzurra Casette
d'Ete (che purtroppo è scomparsa dalla sera alla mattina, ahi noi,
pur avendo rappresentato una splendida realtà pallavolistica in
serie B1; ndr): Praticamente giocavo a casa...”, perché Claudia è
fermana...
“Sì,
20 minuti da casa mia. Ci allenavamo la sera, così al mattino
riuscivo a raggiungere Ancona per frequentare le lezioni. In questo
modo potevo conciliare il piacere per lo studio e la passione per la
pallavolo, visto che gli allenamenti si svolgevano dalle 19-19,30 in
poi. E' vero che qualche volta facevamo i pesi la mattina, ma ho
seguito tranquillamente le lezioni grazie alla vicinanza con
l'università, così come potevo allenarmi la sera perché Casette
era a pochi minuti da Fermo. Dopo avere frequentato assiduamente i
tre anni di corso, ho avuto qualche problema per la tesi che ho
dovuto rinviare di qualche mese”.
Non
per mancanza di voglia. Purtroppo, mentre s'accingeva a concludere il
corso di studi, rispettando il programma, Claudia si infortunò
durante una sfortunata trasferta a Olbia.
“Non
solo non potevo giocare, ma fui obbligata a rallentare anche
l'impegno scolastico. Il primo mese dopo l'infortunio fu brutto. Ero
bloccata a letto, sentivo dolore. Gli esami erano quasi finiti,
dovevo fare il tirocinio che mi obbligava ad andare ad Ancona per
seguire le sperimentazioni in laboratorio. Impossibile, viste le mie
condizioni: ero ingessata e non potevo guidare. Il tempo l'ho perso
lì”.
Ecco
perché quest'anno si è vendicata – sportivamente, ovvio –
disputando una grande partita nei quarti di finale di Coppa Italia,
sostituendo egregiamente Diletta Sestini, rimasta a Pesaro per un
problema alla schiena.
“Scendere
in campo dove mi ero fatta male è stata un'emozione fortissima. Era
la mia prima partita da titolare in serie A2, vincerla a Olbia,
guadagnando la qualificazione alla semifinale, ha rappresentato una
sorta di liberazione, una grande soddisfazione personale. E' stato
uno dei momenti più belli da quando gioco a pallavolo”.
Ricordo
bene il suo infortunio, perché intervistai Francesca Rosa, centrale
pergolese, sua compagna di squadra a Casette. Francesca era
dispiaciutissima per il suo infortunio. Intanto a livello personale,
per la stima che nutriva per lei, e perché Casette perdeva una
giocatrice importante, tanto che, dopo Olbia, l'Azzurra accusò non
poche difficoltà.
“Stavamo
facendo bene, tanto che potevamo giocarci i playoff con Olbia. Era
una partita attesissima. Vincemmo il primo set. Eravamo avanti anche
nel secondo, quando m'infortunai. Le mie compagne ebbero una grande
reazione, ma perdemmo al tie-break”.
I
miei ricordi universitari risalgono al... Medio Evo e potrebbero
farmi dire un'eresia. Quando ero iscritto al primo anno d'ingegneria,
le studentesse erano davvero poche. Claudia, perché ha scelto
ingegneria edile?
“Inizialmente,
ero indecisa tra ingegneria meccanica ed edile. A meccanica erano
veramente tutti maschi. Io ho una grande passione per il disegno
tecnico e l'edilizia, un mondo che mi affascina da sempre. In verità,
ci sono tante studentesse, direi 60 per 100 maschi, 40 per 100
femmine”.
E
perché la pallavolo?
“Era
l'ultimo sport rimasto a mia disposizione, dopo avere fatto danza e
ginnastica artistica, ma anche atletica. Mia sorella giocava a volley
e un allenatore le diceva: “Porta tua sorella, che è alta”.
Decisi di provare che ero già in terza media, o forse in prima
superiore. Tra l'altro, ero iscritta anche al Conservatorio e suonavo
pianoforte. Le due cose mal si conciliavano. Decisi di occuparmi solo
di pallavolo, quasi per esclusione. Invece, ho studiato ingegneria
perché sono portata per le materie scientifiche. Mia sorella ha
studiato ingegneria gestionale, così ho seguito le sue orme, anche
se a me piace soprattutto la matematica”.
Una
qualità che va d'accordo con la pallavolo, sport di numeri.
“E'
vero, mi piace inquadrare subito le situazioni”.
Claudia fotografata da Eleonora Ioele |
Claudia
è soddisfatta, giustamente.
“Intanto
ho preso la laurea triennale. Mancano sette esami per la
specialistica. La scorsa settimana ho dato un parziale. Ma quest'anno
ho rallentato un po' perché voglio vivere nel migliore dei modi la
grande opportunità offertami dal Volley Pesaro: un'esperienza
bellissima”.
Presumo
che il suo futuro sarà lontano dalla pallavolo...
“Partiamo
dall'oggi: la chiamata ricevuta da Pesaro è stata inaspettata; la
sto vivendo con entusiasmo. Vedremo cosa mi verrà proposto per la
prossima stagione, se ci saranno offerte ed eventualmente quale
decisione prenderò. Fino all'anno scorso la pallavolo rappresentava
una parte importante nella mia vita, che però comprendeva anche lo
studio. Dopo questa stagione, non ho certezze. Potrei mettere da
parte, per un attimo, lo studio, ma di sicuro finirò la
specialistica, che sia l'anno prossimo o quello successivo: non mi
piace lasciare le cose a metà”.
Non
è facile allenarsi tutti i giorni, mattina e sera, affrontare lunghe
trasferte e trovare il tempo per studiare. Però, anche a Casette,
pure se in B1, eravate ugualmente impegnate.
“L'Azzurra
ha allestito sempre squadre competitive, con ragazze in gamba che
lavoravano tanto, con grande professionalità. In palestra si stava
veramente bene, l'ambiente era sereno, ci piaceva allenarci”.
“La
chiamata della myCicero è giunta inaspettata. Mi piace tutto di
Pesaro, qui si vive benissimo”
Sorpresa
dalla chiamata del Volley Pesaro. Dopo sette mesi qui, quale giudizio
dà?
“Sono
davvero contenta di essere in questa squadra, in questa società. Mi
piace tutto di Pesaro: è una bellissima città a misura d'uomo; qui
si vive benissimo. E mi trovo molto bene anche nell'appartamento, con
Sara e Joelle. In palestra si lavora tanto e il livello è alto,
molto più alto di quello della scorsa stagione (vissuta a Pagliare;
ndr). Tutto ciò è importante per una mia crescita personale. Quando
ho avuto spazio, mi sono tolta qualche soddisfazione... Sto proprio
bene qui”.
Claudia in maglia myCicero |
“Sono
convinta che sarà una bellissima partita, e non solo perché è un
derby. Abbiamo entrambe bisogno di punti, ma noi vogliamo la
rivincita dopo avere perso l'andata al quinto set. Espugnare il
campo della Lardini sarebbe fantastico, perché significherebbe la
nona vittoria consecutiva...”.
E
lei che suonava il pianoforte conosce bene il significato della nona,
sia quella composta da Gustav Mahler, sia da Ludwig van Beethoven.
“Noi
ce la metteremo tutta, scenderemo in campo motivatissime”.
Contro
centrali di grande valore, quali Cogliandro e Giuliodori, Claudia è
pronta a fare la sua parte se Matteo Bertini deciderà d'utilizzarla.
In ogni caso, le sue compagne di reparto, Federica Mastrodicasa e
Diletta Sestini, sanno che c'è un'ingegnere pronta a spiegare come
si tira su un grande muro per bloccare il potenziale offensivo di
Eleni Kiosi e delle altre ragazze a disposizione di coach Andrea
Pistola.