@LucianoMurgia
Nessun
ritorno televisivo, scarsa attenzione degli organi d'informazione,
eppure la pallavolo femminile è il secondo sport d'Italia. Così c'è
chi pensa di andare in A1 a pagamento, mentre la Lega interroga gli
appassionati sul giorno e l'ora preferita per le partite di A1 e A2
La scheda del referendum proposto durante le finali di Coppa Italia a Ravenna |
Quale
futuro per la pallavolo femminile italiana? In particolare per la
serie A2?
E'
una domanda che si ripropone giorno dopo giorno, alla luce delle
insufficienti risposte degli organi d'informazione, a incominciare
da quella che più interessa gli sponsor: la televisione.
Fino
all'anno scorso, pure se in differita e in orario non proprio felice,
ogni martedì sera – se non ricordo male, visto che dove abito non
ricevo i canali Rai – veniva proposta su Rai Sport la differita di
una partita del campionato di serie A2.
Quest'anno,
niente di niente, tanto che la finale di Coppa Italia, giocata
domenica a Ravenna, prima di quella di A1, è stata trasmessa - in
diretta web – dal canale televisivo della Lega Pallavolo Serie A
Femminile: www.lvftv.com. Non
sono in possesso dei dati, ma trattandosi di una proposta a
pagamento, mi viene da pensare che la sfida tra Forlì e Soverato
l'abbiano vista pochi intimi.
A
proposito: solo grazie alla sorprendente dichiarazione d'amore di
Angelo Vercesi a Vera Klimovich, la notizia della vittoria di Forlì
ha trovato spazio – piccolo, piccolissimo – negli organi
d'informazione nazionali, altrimenti la cronaca sportiva sarebbe
stata riservata alle pagine dei quotidiani calabresi e romagnoli o
nei siti che, Appunti di Sport fra questi, dedicano attenzione alla
pallavolo femminile tutti i giorni, non solo nelle grandi occasioni.
Fatti,
non opinioni, che inducono a una riflessione, anzi a una domanda:
quale futuro per la serie A2?
Sicuramente
difficile, perché uno sponsor che lega il proprio nome a un
movimento così importante meriterebbe una risposta migliore.
Qualche
tempo fa, sul quotidiano La Provincia di Varese, abbiamo letto
un'intervista a Gianluigi Cimmino: “Il volley femminile, come
numero di praticanti e appassionati, è ormai il secondo sport in
Italia”, diceva l'amministratore delegato e responsabile marketing
di Yamamay.
Il
secondo sport in Italia meriterebbe maggiori attenzioni, non il puro
e semplice copia e incolla dei comunicati stampa diffusi dalle
singole società. Ci riferiamo soprattutto alla serie A2.
Nel
fine settimana trascorso a Ravenna, abbiamo appreso che alcune
società di serie A2 si starebbero muovendo, nel caso le loro squadre
non riuscissero a conquistare la promozione sul campo, per acquistare
i diritti sportivi che portano all'A1.
Acquistare
i diritti sportivi, il peggiore ossimoro. Però funziona così.
Meglio spendere di più per avere maggiore ritorno. Dimenticando che
acquistare una promozione è il peggiore messaggio etico che si può
mandare al proprio settore giovanile, perché le ragazzine
penserebbero che non vale la pena allenarsi, sudare, fare i
sacrifici, se l'obiettivo può essere conseguito con i soldi.
Alla
domanda su quale futuro per la pallavolo femminile ha provato a dare
una risposta il referendum organizzato, durante le finali di Coppa
Italia, la stessa lega, proponendo ai presenti al Pala De Andrè, un
quesito sui giorni e gli orari preferiti. Onestamente, non conosciamo
i risultati ottenuti, in termini di numeri e di desideri, ma giriamo
la domanda ai nostri lettori pubblicando la scheda e sollecitando le
loro risposte.
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