domenica 19 aprile 2015

VOLLEY PESARO VINCENTE CON POCO PUBBLICO, L'ORGOGLIO E LA RABBIA DI BABBI E BORDIGNON

@LucianoMurgia
La rabbia e l'orgoglio. Anzi l'orgoglio e la rabbia, con tante scuse a Oriana Fallaci se abusiamo di un suo titolo che ha fatto e continua a fare storia per trasferirlo al mondo della pallavolo.
Ci sono persone che non si nascondono e amano dire le cose in faccia. Meritano apprezzamento. Sempre. Si tratti della straordinaria scrittrice fiorentina o di due giocatrici di volley.
Martina e Francesca
Nel nostro caso sono Francesca Babbi e Martina Bordignon, che subito dopo la conclusione della partita vinta con Bologna, hanno manifestato una giusta delusione per la cornice di pubblico in cui si è giocata la partita che ha assegnato al Volley Pesaro il primato nel girone C, ma anche il diritto a disputare in casa l'eventuale terza partita dei playoff.
"Siamo molto contente di avere conquistato il titolo di campionesse della stagione regolare e allo stesso tempo anche il vantaggio nei confronti della capolista del girone D, con cui ci confronteremo per la promozione in A2 – dichiara Francesca Babbi -, ma rammaricate dal fatto che a seguirci ci fosse un pubblico decisamente inferiore alle attese. Sarà stata la bella giornata, ma una squadra che vince e fa divertire meriterebbe di più. A mio parere è un peccato”.
Martina Bordignon aggiunge: “Mi attendevo più attenzione da una città che – sportivamente – non ha una squadra che ha saputo ottenere risultati di altrettanto valore. Siamo prime del girone C e giocheremo in casa la prima del playoff. Siamo molto dispiaciute di vedere le tribune con tanti posti vuoti”.
Seguo professionalmente lo sport pesarese da poco meno di 40 anni. In passato ho raccontato i due scudetti e gli altri trofei della Scavolini Basket, i due Super Bowl degli Angels, la scalata della Scavolini Baseball alla vetta del batti e corri tricolore, il tentativo dell'Athletic Club, sponsorizzato Scavolini, di portare a Pesaro lo scudetto del tennis grazie ai fratelli Adriano e Claudio Panatta, sono stato il primo radiocronista della Robur, quindi della pallavolo femminile: spero mi sia consentito di esprimere un pensiero. Chi era presente a Campanara merita ogni elogio; chi era assente avrà le sue ragioni. Il passato insegna che accadeva anche prima degli scudetti del volley, quando la “folla” si presentava al momento di festeggiare, non di sostenere.
Nello sport italiano le cose vanno così, purtroppo. Ancor più in una città che ha una monocultura sportiva, che amo e non rinnego di certo. Ma se la cultura è monocultura non è cultura. Meglio prenderne atto ed evitare di farsi il sangue amaro, tanto la storia sportiva insegna che noi italiani siamo i campioni del mondo nel salto sul carro del vincitore, salvo scenderne al volo alle prime sconfitte.
Immaginate cosa accade se una società – seria, lungimirante, intelligente – sceglie di rinunciare alla serie A1 e scende addirittura di due categorie. O preferite una società che resta in A1, ma non paga gli stipendi? Se vi capitasse di lavorare senza essere pagati, come reagireste?
Vi invitiamo, a tal proposito, a leggere già domani l'intervista che abbiamo realizzato a fine gara con Francesca Gentili, centrale dell'Idea Volley Bologna, ex Robur Tiboni Urbino.

Capisco la delusione di Francesca e Martina, la rabbia dopo l'orgoglio per i risultati raggiunti. Spero che Martina capisca il significato del mio articolo. Anzi, ne sono certo. Invecchiare aiuta a smussare gli angoli, magari ad avere un pochino d'esperienza.

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